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Bersani d’accordo con i rettori: l’ascensore sociale s’è rotto

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“Negli ultimi vent’anni istruzione e ricerca sono le uniche voci del bilancio calate drasticamente (-5,4%)”: il Pd punta a “tasse universitarie progressive e riportate sulla media Ue, che significa ridurle nettamente” e che vanno rimossi “gli attuali vincoli al turnover e stabilendo modalità di accesso alla docenza trasparenti e rapidi”. È uno dei passaggi della lettera pubblicata sul ‘Corriere della Sera’ del 19 febbraio dal candidato premier del centrosinistra, Pierluigi Bersani, che risponde in questo modo all’appello lanciato ventiquattrore prima dai rettori alla politica per salvare l’Università e già commentato su questa testata giornalistica.
Secondo Bersani occorre “la massima rigidità sulle attività gratuite nell’università, perchè il lavoro deve essere sempre retribuito e dignitoso per tutti”. E “oltre a modificare le norme sul diritto allo studio, reclutamento e governance – conclude -, smantelleremo le norme antiautonomistiche per liberare gli atenei da una gabbia burocratica che ostacola anche il rapporto con imprese e territorio”.
Per il segretario del Partito Democratico, un giovane che rinuncia a studiare perchè non può permetterselo “subisce una ferita profonda e irrecuperabile nei suoi diritti e nella sua dignità” e il suo “dramma riguarda tutti, perchè ci segnala che l’ascensore sociale si è rotto. O lo ripariamo, oppure accettiamo un destino di ‘de-sviluppo’, di ignoranza diffusa e di iniquità sociale”.
In conclusione, per Bersani “investire in conoscenza è la base della crescita culturale, economica e sociale del Paese” per il quale il Pd propone “un Programma nazionale per il merito e il diritto allo Studio che ci porti in Europa anche da questo punto di vista”.