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Bullismo senza freni: vittima uno studente su tre

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Il bullismo a scuola sembra imperare. Ancora una volta le statistiche sono implacabili: il bullismo sembra ormai sempre più imperare, anche nelle mura scolastiche. Secondo un ampio studio svolto dall’associazione Cittadinanzattiva, presentato il 13 giugno, la metà degli studenti italiani avrebbe assistito ad episodi di violenza, un terzo li avrebbe addirittura subiti in prima persona. E più di un docente su tre (il 36%) dichiara di aver visto con i propri occhi episodi di violenza di vario genere.
Lo studio – chiamato “Bulli sì, ma a caccia di regole è stato condotto attraverso questionari rivolti a studenti ed insegnanti: a rispondere, tra dicembre 2007 e aprile 2008, sono stati 5.418 studenti e 592 docenti di scuole medie e superiori, provenienti nel 58% dei casi dal Sud e dalle Isole. I risultati dicono che il 37% degli studenti, più di uno su tre, dichiara di aver subito in prima persona scherzi indesiderati o atti aggressivi da parte dei compagni, di averlo subito qualche volta il 21%, spesso il 3%. Gli episodi di violenza si concentrano soprattutto nelle aule (20%), nel cortile (17%) e all’esterno della scuola (16%). Il tipo di violenza più diffusa è di tipo psicologico: dicerie, insulti, ridicolizzazione del compagno. Le principali vittime sono gli studenti maschi (29%), più piccoli di età (27%), a seguire gli stranieri (16%), e i disabili (7%). Fattore determinante il carattere: avere atteggiamenti provocatori (21%), essere eccessivamente timidi (18%), studiare molto (15%), mettersi in mostra (14%) sono le caratteristiche caratteriali che più di frequente scatenano la cattiveria.
Anche l’aspetto fisico ha la sua rilevanza, soprattutto la magrezza o il sovrappeso (23%), il cattivo odore o la sporcizia (19%). E neppure i docenti non sfuggono al bullismo: uno su dieci ha dichiarato di essere stato vittima di atti aggressivi o scherzi indesiderati. Secondo gli studenti le azioni più violente sono nell’ordine: utilizzare il videofonino per diffondere immagini degli studenti o insegnanti; aggredire fisicamente i compagni; rubare le cose di un compagno o insegnante.
L’indagine ha anche rivelato che diffondere l’immagine per mettere in ridicolo o diffamare è considerata dagli studenti peggio della violenza in sé. E sebbene l`88% dichiari di non aver mai diffuso foto o video dei compagni su internet, ben il 43% dichiara che nella propria scuola si utilizzano i videotelefonini per riprendere i compagni.
Ma cosa innesca i comportamenti violenti? Per i professori è il carattere aggressivo dei ragazzi la causa prevalente (72%), ma il 71% ritiene anche che l’influenza dei media sia molto incisiva. D’accordo in parte i ragazzi che dicono di riprodurre o vivere a scuola scene viste in tv o in un videogame (38%).
Non sempre – avverte Cittadinanzattiva – si tratta di bullismo, ma, ed è peggio, i casi di ordinaria violenza non mancano. Eppure la ricerca rivela anche l’altra faccia: la maggioranza dei ragazzi vive bene nella propria scuola e vorrebbe regole chiare, condivise e rispettate. Fra le immagini utilizzate spontaneamente per definire la scuola, c’è quella suggestiva di “un aeroporto con una torre di controllo poco efficiente e un po’ di erbacce” (Liceo Plinio Seniore di Roma). Ovvero: la scuola è un bel posto ma ci vorrebbero più controlli e maggior cura”.
Di questo avviso anche Massimo Di Menna, segretario della Uil Scuola: “bisogna però stare molto attenti a non generalizzare – avverte il sindacalista – perché non tutto è bullismo. Ciò che è certo è che troppo spesso la scuola anziché la sede dello studio, della ricerca, della crescita e della socializzazione, diviene il luogo dove la devianza sociale, la difficoltà educativa che attiene alla società, alla famiglia, si manifesta nelle sue diverse modalità. Per questo – continua Di Menna – serve valorizzare i docenti, i veri promotori e accompagnatori dei processi di crescita culturale“.
Per i sindacati anche la prevenzione degli atti devianti e offensivi a scuola passa per la politica di maggiori investimenti nel settore: “quando per la scuola – ricorda il segretario Uil del comparto Scuola – l’Italia spende il 7,4% della spesa pubblica rispetto al 9% della media Ocse, è evidente che c’è una insufficiente considerazione politica e sociale del momento formativo scolastico“. Il mondo sindacale lo ha detto , assieme ad altre cose, al Ministro Gelmini durante il primo incontro tra le due parti: il comparto senza finanziamenti non si scollerà mai da questo stato di arretratezza. Già nelle prossime settimane vedremo i primi esiti.