Inserire i 500 euro annuali della Carta del docente per la formazione direttamente nello stipendio, anziché rischiare di vedere ridurre l’importo, come accadrà da settembre 2025 per via dell’allargamento del bonus ai precari con supplenza fino al 31 agosto, se non addirittura assistere alla sua sparizione. La richiesta arriva da Gianluigi Dotti, dell’Esecutivo nazionale Federazione Gilda Unams, intervistato a Trieste dalla ‘Tecnica della Scuola’ durante il Congresso nazionale Cisl Scuola. Sulla proposta altri sindacati si sono detti già d’accordo.
Dotti, per i docenti precari su posto vacanti dovrebbe essere in arrivo la Carta del docente: ma non vi sono novità in merito?
Fino alla settimana scorsa le quote per i docenti non di ruolo, i precari fino al 31 agosto, che erano state riconosciute nella legge di bilancio, ancora non erano state accreditate sulla piattaforma. Questo ci convince ancora di più a portare avanti la nostra posizione: i fondi della carta del docente devono essere versati nello stipendio, anche perché sappiamo che dall’anno prossimo, da settembre, addirittura verranno elargiti sulla base delle risorse disponibili del numero dei docenti, quindi sicuramente avremo meno dei 500 euro previsti dalla Legge 107/15.
Quindi, si va verso una decurtazione generale: avete fatto dei calcoli di quanto potrebbe essere ridotto l’importo della Carta del docente?
Allora, calcoli precisi non ne possiamo avere perché appunto dobbiamo prima vedere la consistenza di quanto si ridurrà il fondo. Però, sicuramente ci sarà una decurtazione. Tra l’altro noi rileviamo che la Carta del docente è vero che porta la possibilità di acquistare formazione piuttosto che hardware eccetera, ma comunque è un passaggio che passa dalle mani degli insegnanti a quelle delle aziende produttrici; quindi, noi preferiremmo avere tutto questo importo garantito nello stipendio dei docenti.
Sulla riduzione del supporto annuale per la formazione da 500 euro, abbiamo avuto segnali di apertura da parte di altri sindacati che la pensano come voi. La stessa CISL scuola sarebbe disponibile: al Ministero, ma anche all’Aran, si è mai parlato di questa proposta?
No, non se n’è ancora parlato: le trattative sono riprese da poco, comunque questa rimane tra le proposte che abbiamo avanzato nelle nostre piattaforme, visto che ci sono organizzazioni sindacali favorevoli a maggior ragione riteniamo utile avanzare con forza questa proposta.
Come Gilda, unico sindacato tra i rappresentativi che tutela esclusivamente docenti, avete fatto una ricognizione su quale sarebbe l’idea degli insegnanti rispetto alla Carta del docente da mettere in busta paga? Sono favorevoli?
Sì, abbiamo realizzato un sondaggio attraverso la SWG: la stragrande maggioranza degli insegnanti si è detta favorevole a portare la Carta del docente direttamente nel cedolino di fine mese, anche perché la quota che verrebbe portata nello stipendio inciderebbe nell’assegno di quiescenza: con il nuovo sistema pensionistico, sicuramente andrebbe ad aumentare la quota che poi andrà ad aumentare l’importo della pensione.
E sarebbe permanente: non si andrebbe a eliminare un’indennità, perché tale è, scongiurando il rischio che con il tempo possa anche venire meno.
Diciamo che non sarebbe più sottoposta alla volubilità del Governo e del Parlamento, quindi alla possibilità che nuove norme la possano in qualche modo ridurre o addirittura cancellare. Invece, inserirla direttamente nello stipendio la renderebbe permanente.