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Cartoni animati occidentali vietati ai bambini cinesi

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Il più grande mercato televisivo del mondo, quello cinese, che annovera fra l’altro 250 milioni di bambini ha vietato nelle ore di prime time, la proiezione dei film di Topolino, i Simpson, i Pokemon ecc.
La decisione è stata recentemente presa dal governo di Pechino. Ufficialmente è ispirata da ragioni economiche: difendere l’industria cinematografica nazionale dal dilagare dei programmi stranieri. Di fatto, però, dietro il protezionismo si celano ragioni fortemente ideologiche.
È stata infatti lanciata un’aperta guerra contro la pop-culture per contrastare così gli effetti della globalizzazione sulle menti giovanili.
Si vuole dare ad intendere di voler recuperare le tradizioni nazionali salvaguardandole dall’invasione degli stili di vita occidentali tanto che si vuole rilanciare lo studio delle teorie di Confucio in quanto patrimonio della civiltà cinese.
È sicuramente una severa censura questa decisa dalle autorità cinesi che non è condivisa da larghi strati culturali come dimostrano le vivaci reazioni che si sono lette sui giornali dove viene accusata la politica miope che non risolve così i problemi dell’industria cinese. Ai ragazzi cinesi non resterà che fruire dei programmi dell’industria cinese di scarsa qualità anche se la Cina è al secondo posto nel mondo in quanto a produzione cinematografica.
Il fatto è di una gravità inaudita anche perché dalle statistiche risultano molto chiaramente le preferenze dei bambini cinesi: l’80% preferisce le strisce prodotte all’estero, soprattutto nel Giappone e ad Hollywood.
I personaggi del giapponese Astro Boyo e quelli di Walt Disney sono, come si vede, nel cuore anche dei ragazzi cinesi come in quello di tutti i bambini del mondo.
Il divieto, in verità, rientra in un più vasto disegno censorio avviato recentemente dalle autorità governative: è stata infatti, vietata la versione cinese della rivista americana Rolling Stone dopo appena due numeri, alle varie reti televisive sono state date direttive perché limitino l’uso dei neologismi inglesi.
È stato vietato persino il film Mission Impossibile 3 , girato addirittura in Cina, con la motivazione di mostrare un eroe che sfugge alla polizia.