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Che fine ha fatto “Cittadinanza e Costituzione”?

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Da molti anni Luciano Corradini si batte per un’effettiva introduzione della studio della Carta Costituzionale nel quadro didattico della scuola di ogni ordine e grado. Per le competenze mostrate in tanti anni di impegno nel mondo istituzionale della scuola (in passato, dal 1989 al 1997 è stato vicepresidente del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione e negli anni 1995-1996 sottosegretario alla Pubblica Istruzione) è stato chiamato a presiedere il gruppo di lavoro che ha preparato il documento di indirizzo finalizzato alla sperimentazione dell’insegnamento di “Cittadinanza e Costituzione” (C&C), presentato nel marzo del 2009 con grande rilievo dall’allora ministro Gelmini.

Ma poi, afferma Corradini “Cittadinanza e Costituzione, frutto della legge n. 169 del 30/10/2008, ha deluso molti, perché non è diventata una disciplina autonoma”.
Sulla storia dell’introduzione dell’educazione civica nelle scuole, sul tentativo sperimentale di dare spessore ad una disciplina come “Cittadinanza e Costituzione”, sulle speranze disattese, ma anche sui nuovi spiragli che potrebbero ancora aprirsi, il prof. Corradini ha scritto un lungo articolo che sarà pubblicato sul prossimo n. 22 del quindicinale “La Tecnica della Scuola” .
Ricordando i 139 articoli della Costituzione italiana e i 30 articoli della Dichiarazione universale dei diritti umani, che risalgono al biennio 1947-1948, successivo alla seconda guerra mondiale, Luciano Corradini evidenzia con amarezza che “purtroppo si danno spesso per conosciuti, ma non sono per lo più letti, approfonditi, ricordati”.
Ecco perché occorre “promuovere, con l’insegnamento e l’educazione, il rispetto di questi diritti e di queste libertà, il loro effettivo riconoscimento e rispetto”.
Ricordando la gestazione della nostra Costituzione, il prof. Corradini sottolinea che “il patto costituzionale, frutto di ‘alto compromesso’, non è solo un episodio che si affianchi ad altri episodi storici del ‘900, ma è insieme anima e legge fondativa della nostra Repubblica democratica, il cui ordinamento fa tutt’uno con la ratio storica, culturale e morale che lo ha ispirato: allora e per il futuro”.
Nell’articolo che pubblicheremo sul prossimo numero di “Tecnica”, Corradini ricorda che lo stesso giorno in cui fu varata la Costituzione, il 22 dicembre 1947, l’Assemblea Costituente approvò un ordine del giorno in cui si esprimeva il voto “che la nuova Carta Costituzionale trovi senza indugio adeguato posto nel quadro didattico della scuola di ogni ordine e grado, al fine di rendere consapevole la giovane generazione delle raggiunte conquiste morali e sociali che costituiscono ormai sacro retaggio del popolo italiano”.
E Corradini sottolinea “adeguato posto” e “senza indugio”, visto che ancora a distanza di decenni un “posto adeguato” lo si cerca ancora (anzi, dopo timidi tentativi legati all’insegnamento dell’educazione civica, la situazione è peggiorata), benché la Costituzione sia il nucleo generativo di tutte le “educazioni”, di tutti “saperi”, di tutte le “competenze”.
Più volte si è detto che la Costituzione entrava nella scuola, a cominciare dal 1958 quando Aldo Moro definì i Programmi d’insegnamento dell’educazione civica, ma negli ultimi anni, se non proprio dimenticata, “la si tratta come certi beni culturali – dice amaramente Luciano Corradini – che finiscono negli scantinati, o che trovano precarie citazioni nelle Premesse, salvo sparire nella denominazione e nel contenuto dei curricoli”.
Eppure nel 1996, ricorda il docente e pedagogista, “con la direttiva n. 58 dell’8 febbraio 1996, era parso di raggiungere qualche risultato istituzionalmente efficace per arricchire e irrobustire quel D.P.R. del 1958. Basti pensare al documento Nuove dimensioni formative, educazione civica e cultura costituzionale, allegato alla citata direttiva dell’8/2/1996 del ministro Lombardi, approvata all’unanimità dal Cnpi”.
“Cittadinanza e Costituzione”, si diceva, ha deluso molti, perché non è diventata una disciplina autonoma. “Non tutto però sembrava perduto ai più ottimisti. Con un po’ di buona volontà – riprende il prof. Corradini – si possono trovare nei D.P.R. del 15/3/2010 relativi alle Linee guida degli istituti professionali e tecnici (nn. 87 e 88) e nelle Indicazioni nazionali per i licei (n. 89), oltre a diritto ed economia, dove sono rimaste, anche raccomandazioni utili, per quanto C&C sia priva di orario proprio o almeno di denominazione specifica accanto alla storia”.
Per la C.M. 27/10/2010, firmata da Mario Dutto “l’insegnamento/apprendimento di C&C diventa un obiettivo irrinunciabile di tutte le scuole”; ed “è un insegnamento con propri contenuti che devono trovare un tempo dedicato per essere conosciuti e gradualmente approfonditi”, secondo una dimensione integrata nell’area storico-geografico-sociale e secondo una dimensione trasversale, che riguarda tutte le discipline.
Ora è giunto il turno delle Indicazioni nazionali relative alla scuola dell’infanzia e al primo ciclo. “Non si è riscritto un terzo testo, dopo le Indicazioni nazionali della Moratti e le Indicazioni curricolari di Fioroni. Il testo è quello di Fioroni – evidenzia Corradini – con alcune ulteriori semplificazioni e messe a punto”.
Il testo predisposto dal Miur è aperto sino al 30 giugno alla consultazione delle scuole, chiamate ad esprimere il proprio parere (secondo molti un tempo davvero limitato per un vero dibattito e confronto all’interno degli istituti scolastici e non solo, visto che la bozza delle nuove Indicazioni è stata presentata il 31 maggio).
Comunque “il cantiere è ancora aperto”, sottolinea Corradini, che aggiunge: “si riapre forse per l’ultima volta la speranza di riprendere a bordo o di togliere dalla stiva i manuali ‘dimenticati’: almeno la Costituzione, che comprende in nuce anche la Dichiarazione dei diritti umani”.
E il prof. Corradini, che certo di esperienza non difetta (oltre ai già citati importanti incarichi istituzionali, ha presieduto l’Irrsae Lombardia, l’Uciim-Unione cattolica italiana insegnanti medi, l’Aidu-Associazione italiana docenti universitari e l’Irsef-Istituto di ricerca e studi sull’educazione e la famiglia), si dichiara “a disposizione per quanto si ritenga opportuno, in questa fase di consultazione”.