
Mi permetto di scrivervi queste poche note per il fatto che sono sempre stato molto bravo in matematica, ma soprattutto sembra che fossi bravo ad insegnarla ai miei coetanei e a studenti in difficoltà più giovani. Questa passione dell’insegnamento l’avevo fin dalle medie, ma fu soprattutto al Ginnasio in collegio dove, su richiesta dei miei compagni, mi fu permesso di tenere due ore di ripetizione a loro, che erano molto in difficoltà.
Questo perché oltre ad essere al ginnasio, avevamo un professore che secondo me si divertiva a terrorizzare i suoi studenti, quelli del classico soprattutto, perché lui era uno “scientifico” convinto. Ed i miei compagni erano tutti terrorizzati, tranne me che non solo non avevo paura ma tenevo testa senza alcun patema a quel cerbero. Ero quindi anche felice di aiutare i miei compagni contro quel “mostro”.
Una volta a queste lezioni, venne anche un compagno che era un classicista convinto e mi spiegò: “Mi dicono tutti che come spieghi matematica tu, è IMPOSSIBILE non capirla. Ti sfido… voglio vedere se anch’io capisco la matematica con te”. Si sedette sul primo banco e per un’ora stette attentissimo senza dire una parola. Finita l’ora saltò giù soddisfatto e disse: “Avevano proprio ragione. È LA PRIMA VOLTA IN VITA MIA CHE CAPISCO UNA LEZIONE DI MATEMATICA”. Allora lo invitai a continuare ma mi rispose che il suo interesse era per le materie umanistiche e non per la matematica. Mi ringraziò perché gli avevo fatto capire quello che voleva e non venne più.
Questo è solo un aneddoto, ma nel corso dei decenni, sono state circa una decina le ragazze che in periodi diversi ho “salvato” dalle tenebre per portarle alla luce del sapere matematico. Già, perché quando prendevo una ragazza disastrata e dopo un mese circa la lasciavo, questa non solo aveva imparato quello che avevamo studiato assieme, come succede nelle “lezioni di recupero”, ma la capiva così bene tutta che poi non aveva più nessun bisogno di “lezioni” e diventava SEMPRE una delle migliori in matematica. In poche parole, dalle stalle alle stelle… con genitori felicissimi e soprattutto sbalorditi che io in un mese RISOLVEVO PER SEMPRE situazioni che si trascinavano da anni, con anche spese non indifferenti in lezioni private.
Mi capitò anche una ragazzina autistica, e mia sorella che si prendeva cura di tutti i casi disperati, mi disse testualmente: “Alberto, DEVI FARE UN MIRACOLO, anche perché hai solo un’ora di tempo”. Fu dura, soprattutto perché la povera bambina, conscia del suo autismo ma soprattutto CONVINTA DI NON CAPIRE NULLA DI MATEMATICA, era proprio “chiusa a riccio” e non riusciva a capire nulla. Di quell’ora ho impiegato 45 minuti a “convincerla” che lei invece la capiva la matematica, perché era effettivamente una bimba intelligente, e poi negli ultimi 10 minuti fu un vera e propria esplosione come il finale dei fuochi d’artificio, e in pochi minuti imparò tutto quello che doveva imparare.
Il risultato fu eclatante, ben al di sopra anche delle mie più rosee aspettative, perché di solito serve anche consolidare ciò che si è capito, perché l’effetto sia definitivo. Il giorno dopo fu la migliore della classe, rispondendo a tutte le domande, anche quelle a cui i migliori non rispondevano, la maestra sbalordita ed i genitori increduli che fecero i complimenti a mia sorella, che rispose: “Eh, mio fratello fa i miracoli”. Questo esempio fu proprio estremo, anche perché andavo contro la mia filosofia di insegnamento, ma quelle erano le condizioni, le ho accettate e FORTUNATAMENTE PER QUELLA POVERA BAMBINA, i risultati ci furono, anche se non so come poi andò avanti, ma siccome mia sorella non mi chiese più miracoli, credo che, capito che lei capiva la matematica, poi si fosse sempre arrangiata da sola.
Ma ora veniamo a cosa ho capito io da tutte queste esperienze, per trarne, se possibile, un aiuto. Come ho già detto tra le righe, il primo ostacolo che ho SEMPRE dovuto superare è lo sconforto dello “studiare tanto per non capire nulla” e la loro CERTEZZA che “loro” non erano adatte a capire la matematica. Quindi la prima parte delle mie lezioni era proprio indirizzata, con infinita pazienza e dolcezza, a recuperare questi due blocchi psicologici:
- Il primo facendo capire che non era lo “studiare tanto” che serviva in matematica, quanto “capire in fretta” stando attenti e concentrati.
- La seconda è che la matematica è l’unica materia nella quale NON si può saltare NULLA e bisogna sempre SAPERE TUTTO, pena l’accumularsi di “buchi” che pian piano ti fanno sbagliare sempre più, “capire” sempre di meno con il risultato di “chiudere” per sempre con la matematica.
Infatti, secondo la mia esperienza personale, la matematica è bella quando la risolvi SEMPRE, ma per risolverla sempre BISOGNA CONOSCERLA TUTTA. E se ad un certo momento ci si rende conto che non la si conosce tutta, è necessario individuare le mancanze e recuperarle come facevo io con le “mie” ragazze. Magari non tutte le mancanze, ma almeno quelle che servono per quel programma (che spesso sono quasi tutte), perché in effetti il VERO PROBLEMA di “NON capire la matematica” è che si ha la convinzione di NON capirla.
Ma questo, come già scritto, succede soprattutto perché si pensa che la matematica sia una materia come un’altra, per cui basta studiare il capitolo specifico per l’interrogazione e te la puoi cavare. E invece questo è il modo migliore perché quando si risolvono i problemi o si fanno gli esercizi, i “buchi” si accumulano e impediscono di arrivare alle soluzioni. E questo “non arrivare alle soluzioni”, nel tempo porta al secondo e più grave problema e cioè la convinzione di NON capire la matematica. E questo è il PRIMO VERO PROBLEMA da superare e che mi sono SEMPRE trovato difronte.
Però OGNI VOLTA che dimostravo alla ragazza che lei la matematica la capiva, il principale problema era superato e da lì si recuperavano i “buchi” più grandi (poi gli altri ci pensava lei) e si faceva tutto il programma dell’anno anche divertendosi. Già, perché non c’è nulla di più bello che vedere una ragazza che era convinta di non capire la matematica, e che invece era in grado di risolvere esercizi e problemi, e più ne risolveva più le diventava tutto chiaro e facile, i suoi occhi risplendevano e non voleva finire più. A quel punto io sapevo che quella ragazza sarebbe sempre stata una delle prime, se non proprio la prima!
Come conclusione, l’insegnamento che possiamo trarre da queste mie esperienze è che non si devono formare le condizioni per arrivare a questo punto, e quindi la vera domanda è: come dobbiamo fare perché TUTTI possano capire la matematica?
A mio modo di vedere, prima di tutto bisogna capire che ci sono delle persone a cui la matematica piace “per istinto” o se volete “per definizione” e queste NON avranno mai “buchi” e quindi non avranno mai problemi perché saranno sempre in grado di risolvere problemi ed esercizi ed avranno SEMPRE la convinzione di “capire” la matematica e la capiranno sempre.
Poi c’è la maggior parte degli studenti e soprattutto delle studentesse (io ho sempre recuperato ragazze) che “credono” di non capire la matematica fin dalle elementari. Se si impedisce che questa “credenza” si formi fin da subito, seguendole e facendo in modo che capiscano tabelline ed operazioni elementari per risolvere i primi problemini, allora il problema non si presenterà mai.
MA SE SI COMMETTE L’ERRORE DI PENSARE CHE “QUANDO SARÀ PIÙ GRANDE, ALLORA IMPARERÀ E CAPIRÀ” ci si troverà per forza nelle situazioni descritte in questo articolo. Detta in altri termini: io NON ho MAI trovato una situazione che, per quanto disperata, non sia riuscito a risolvere in modo tale che poi non avesse più nessun “problema” di matematica. Detto in altro modo, non ho mai trovato nessuno che una volta messo sul “giusto sentiero” non fosse in grado di percorrerlo da solo senza bisogno di altre lezioni o supporti.
Bisogna solo imboccare il “sentiero giusto” fin dall’inizio… e tutto fila liscio e tutto va bene…
In caso contrario… bisogna recuperare poi con tempo e fatica.
Alberto Cordioli