
Il progetto TALIS (Teachers and Learning International Survey) è un’indagine periodica svolta dall’OCSE che con cadenza quinquennale esamina rilevanti aspetti dell’attività professionale degli insegnanti: i loro orientamenti pedagogici, le pratiche didattiche, le interazioni all’interno della scuola con i colleghi e la dirigenza scolastica. Scopo principale dell’indagine è elaborare un quadro comparativo di indicatori internazionali, utili a sostenere i Paesi nello sviluppo delle loro politiche sull’insegnamento, sull’apprendimento e sui professori.
280.000 docenti e dirigenti, provenienti da 17.000 scuole di 55 sistemi educativi, hanno condiviso informazioni e percezioni sulle loro condizioni di lavoro, sullo sviluppo professionale e sulle realtà della classe moderna. In questa edizione, “Risultati di TALIS 2024” – illustrati dall’OCSE ieri 7 ottobre – gli insegnanti rivelano se e come utilizzano l’intelligenza artificiale, perché scelgono l’insegnamento e se desiderano rimanere nella professione. I dati di TALIS, dicevamo, consentono ai governi di elaborare politiche che migliorino le condizioni di insegnamento e apprendimento nelle loro scuole.
L’INVALSI – come si legge in un suo comunicato – in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione e del Merito e INDIRE, presenterà il 15 ottobre 2025 nel corso di un convegno presso il Ministero i risultati dell’indagine internazionale OCSE TALIS 2024 inerenti l’Italia, che ha partecipato con un campione di 200 scuole del livello 1 ISCED, corrispondente alla scuola italiana secondaria di primo grado. In ciascuna scuola hanno partecipato 20 insegnanti e il dirigente scolastico. Il convegno Invalsi sarà trasmesso via streaming.
Ma diamo un’occhiata in anteprima ai risultati di quest’ultima inchiesta: dal sito dell’OCSE emerge che , nonostante le sfide degli ultimi anni, la professione docente è complessivamente solida. Quasi il 90% degli insegnanti è soddisfatto del proprio lavoro, a testimonianza della loro resilienza e del supporto ricevuto. In Sudafrica, questa percentuale è aumentata di quasi 8 punti dal 2018. In Colombia, il 90% degli insegnanti afferma che tornerebbe a insegnare.
L’invecchiamento della popolazione e i modelli migratori hanno modificato la demografia degli insegnanti in molti sistemi educativi. L’età media degli insegnanti nell’OCSE è ora di 45 anni e in diversi sistemi supera i 50. In risposta a ciò, molti governi stanno reclutando insegnanti da altri settori per garantire un’offerta sostenibile di educatori qualificati. Ad esempio, gli insegnanti nella seconda carriera rappresentano ora circa il 21% della popolazione docente totale in Islanda e il 17% in Australia. Questi sistemi educativi hanno anche facilitato l’ingresso nell’insegnamento per i professionisti a metà carriera. Circa il 47% degli insegnanti in Australia e il 27% degli insegnanti in Islanda hanno completato programmi di formazione accelerata o specializzata per l’insegnamento.
Uno dei più grandi cambiamenti nell’istruzione riguarda gli strumenti utilizzati dagli insegnanti. L’intelligenza artificiale si è rapidamente diffusa nelle scuole. Insegnanti e sistemi educativi hanno la responsabilità di adottare questa nuova tecnologia, proteggendo al contempo gli studenti dai suoi effetti dannosi. Singapore e gli Emirati Arabi Uniti sono all’avanguardia in questo senso. Circa il 75% degli insegnanti in questi sistemi utilizza l’intelligenza artificiale. È importante sottolineare che gli insegnanti di questi sistemi sono anche quelli che più probabilmente dichiarano di aver ricevuto una formazione professionale sull’uso dell’intelligenza artificiale.
Per avere il quadro della situazione specifica del nostro Paese, rinviamo dunque al convegno INVALSI e alla diretta streaming del 15 ottobre.




