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Concorso a cattedra, commissari cercansi

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Compensi irrisori, un programma di lavoro intenso e la prospettiva di non andare in ferie. È questo lo scenario che attenderebbe almeno una parte dei commissari del concorso a cattedra che nel corso dell’estate saranno reclutati dai vari Usr italiani. La denuncia è arrivata dalle pagine del quotidiano Repubblica ed è incentrata sul racconto di una docente palermitana di latino contattata dall’Ufficio scolastico regionale per poter essere reclutata in vista degli esami orali che porteranno alla determinazione dei vincitori del concorso. Il problema non è solo quello dei pochi soldi che il Miur ha stabilito di dare ai commissari (circa 500 euro complessive, a detta delle docente siciliana). La prof, che non ha subito declinato l’invito a svolgere il ruolo di commissario, ha spiegato che nella riunione preliminare svolta all’Usr gli è stato illustrato un programma di impegni simile ad un tour de force: il calendario delle presenze in commissione d’esame prevede infatti la presenza “tutti i pomeriggi, sabati compresi, fino alla fine delle lezioni; pausa di qualche giorno e tutto il mese di luglio impegnati mattina e pomeriggio. Ad agosto l’impegno sarebbe stato ancora più pressante, sette giorni su sette, domeniche comprese. Perché, mi spiegano, il calendario degli interrogati va affisso all’albo 24 ore prima. Una follia“. Del resto il Miur è stato chiaro: le graduatorie devono essere pronte entro il 31 agosto.  Per procedere alle immissioni in ruolo, per metà dei vincitori, già dalla prossima estate. “Non nascondo di essermi sentita umiliata e mortificata, non solo per me stessa, ma per tutti quei miei colleghi d’Italia che ogni giorno a scuola lavorano con impegno e serietà“, ha concluso la prof di latino.
La vicenda è stata commentata in serata dall’Anief, che si è soffermato sulle “grosse difficoltà che ha l’amministrazione scolastica nel reperire dei docenti-eroi che si prestino a lavorare tutta la prossima estate”. Ma non solo: il sindacato autonomo si sofferma anche sugli effetti derivanti dalla “carenza di ispettori addetti alla valutazione scolastica” (…), un ‘pugno’ di esperti chiamati a valutare l’operato di quasi 10 mila scuole”.
Impietoso il giudizio di Marcello Pacifico, presidente Anief, che non ne fa solo un problema di compenso inadeguato: “uno Stato che non investe in queste figure professionali, da cui dipende il destino di un milione di dipendenti tra docenti e Ata, oltre che la formazione di sette milioni di alunni, non può permettersi di svilire certe figure professionali. Occorre il prima possibile porre rimedio a tale limite. Altrimenti – continua Pacifico – non si capisce perché dei commissari, ridotti a lavorare come dei lavoratori dell’Ottocento, malpagati, senza sosta e privati anche del riposo settimanale, debbano decidere di immolarsi per una causa in cui nessuno crede. Ad iniziare proprio dallo Stato”.