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Concorso docenti, la beffa dei 24 CFU: da requisito a titolo aggiuntivo. Perchè cambiare ancora il reclutamento?

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Il reclutamento degli insegnanti dovrebbe mutare, diventare più snello e soprattutto basterà la laurea per poter partecipare al concorso e poi subito la cattedra. Almeno, questo è quello che ha in mente il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti: “È mia intenzione dare una volta per tutte regole certe. In questi anni sono stati creati troppi percorsi diversi, sono state fatte innumerevoli promesse rimaste disattese a chi voleva diventare insegnante. È arrivato il momento di stabilire un’unica strada d’accesso: concorsi in base ai posti vacanti e disponibili. E vincoli di permanenza per un certo numero di anni”.

Come spiegato in precedenza, il Ministro vuole intervenire prima di tutto sul FIT: “un tirocinio, della durata di tre anni, prima dell’effettiva immissione in ruolo, non va bene. Né per gli insegnanti, né per gli studenti”.

Ne consegue che andrebbe a cadere anche il requisito dei 24 CFU nelle “discipline antropo-psico-pedagogiche e metodologie e tecnologie didattiche” per partecipare ai concorsi della scuola secondaria, come previsto dal Decreto Legislativo n. 59/2017.

Chi risarcisce il tempo e il denaro degli aspiranti che hanno investito sui 24 CFU?

Non abbiamo alcun riferimento concreto al momento, ma senza dubbio se così fosse, i docenti che hanno già acquisito tali crediti formativi, pagando solo i 500 euro, tetto massimo previsto dalla legge per gli Atenei pubblici, o peggio ancora, cifre decisamente più alte per chi invece ha optato per le Università private, potrebbero essere beffati. O almeno, questo è il quadro che emerge in base a diverse lamentele giunte in redazione.

Perché cambiare ancora?

Infatti, non sono pochi coloro che hanno dovuto sostenere le spese per l’iscrizione al corso, per l’acquisto dei libri e di trasporto per il raggiungimento dell’università.
Alcuni, peraltro, hanno deciso di acquistare i 24 CFU presso centri di formazione privati, con un esborso decisamente superiore, in quanto alcuni atenei, avendo tardato ad attivare i corsi, ha costretto questi candidati, nell’ottica di un bando dopo l’estate com’era previsto in precedenza, a “velocizzare i tempi”.

E adesso, se dovesse realmente mutare il reclutamento per la scuola secondaria, vedrebbero, questi aspiranti docenti, vanificati i sacrifici per accedere al concorso.
Il riconoscimento dei 24 CFU come titolo aggiuntivo non potrebbe che essere solo una magra consolazione.

La domanda che si pongono i candidati è: “Perchè cambiare ancora il reclutamento?”

Il rinvio o addirittura l’eliminazione del FIT, il cui bando è atteso da migliaia di persone, scrivono a tal proposito in un comunicato congiunto Flc Cgil, Link e ADI, sarebbe un enorme passo indietro verso percorsi dispendiosi e non formativi. “Chiediamo dunque l’apertura di un tavolo di confronto al Ministero, in modo da conoscere i numeri delle future assunzioni, la tempistica dei concorsi e per ragionare dell’ampliamento degli organici necessario a garantire un’istruzione di qualità a tutti i nostri studenti e senza il quale tanti precari, neo-laureati e dottori di ricerca non potranno mai essere stabilizzati”.

A tal proposito, La Tecnica della Scuola, sulla propria pagina Facebook, ha chiesto ai suoi lettori di raccontare le esperienze in merito a questo argomento inviando un messaggio privato.