Home Attualità Contagi covid in aumento, la scuola non c’entra? Galli: “Invece si”

Contagi covid in aumento, la scuola non c’entra? Galli: “Invece si”

CONDIVIDI

Preoccupa e non poco la situazione dei contagi da coronavirus dopo il bollettino del 21 ottobre, che ha visto una decisa impennata. Oltre alla Ministra, in molti hanno detto che la scuola è sicura e i contagi negli istituti scolastici sono ancora bassi. Ma non tutti la penano così.

“Coprifuoco in tutta Italia”

Fra questi c’è Massimo Galli, l’infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano che non sembra essere ottimista per le prossime settimane: “Non ci saranno alternative. Dovremo arrivare al coprifuoco in tutta Italia”, dice dalle pagine de Il Messaggero.

Tra quello che succedeva in marzo e quello che succede adesso ci sono differenze – prosegue l’infettivologo -, abbiamo i tamponi rapidi antigenici e, a breve, la possibilità di fare i test salivari per il ritrovamento del virus. Stiamo parlando d’altro. Ovvio che se uno è sintomatico il tampone lo deve fare velocemente e prima degli altri. Ma è anche giusto dire, purtroppo, che quando i nuovi infetti sono migliaia non c’è sistema di rilevazione che funzioni sui cosiddetti contatti. Quando i contatti da seguire diventano decine di migliaia è impossibile arrivare ovunque. E non c’è sistema sanitario al mondo in grado di farlo. Forse solo la Cina”, spiega Galli che analizza anche la situazione dal punto di vista della scuola.

“La scuola c’entra”

Si è voluto in tutti i modi dire che le scuole non c’entrano con l’aumento dei contagi – prosegue Galli -. Però questo non sta in piedi. Le scuole c’entrano. Poi, certo, c’entra anche il fatto che i ragazzi si ritrovano prima e dopo la scuola, sul trasporto pubblico e nella socialità extrascolastica. La coincidenza temporale c’è con tutto quanto“. 

Ricordiamo che l’ultimo monitoraggio reso noto dal Ministero dell’Istruzione, riportano che gli studenti contagiati sono pari allo 0,080% (5.793 casi di positività), per il personale docente la percentuale è dello 0,133% del totale (1.020 casi), per il personale non docente si parla dello 0,139% (283 casi).