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Contratto presidi, fumata bianca ma senza equiparazione agli altri dirigenti

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Stavolta le premesse positive si sono rivelate fondate: dopo 53 mesi di attesa, sindacati e amministrazione pubblica hanno firmato il rinnovo del contratto dei 10mila dirigenti scolastici di tutta Italia: l’accordo è stato sottoscritto con la parte pubblica, presso l’Aran, dai sindacati di categoria Anp Cida, Cisl Scuola, Flc Cgil, Snals Confsal e Uil Scuola e riguarda il quadriennio normativo 2006/2009 e i bienni economici 2006/2007 e 2008/2009. Per la sottoscrizione definitiva manca, a dire il vero, l’approvazione dei diretti interessati, i dirigenti scolastici, ma la risposta affermativa appare pressoché scontata.
Anche perché dopo la scarsità dei fondi che ha contrassegnato questo sofferto rinnovo, da qualche tempo nella categoria serpeggiava il timore generalizzato per una sorta di azzeramento degli emolumenti da assegnare nel lungo periodo di “vacanza” contrattuale. E invece è stato stabilito che oltre all’aumento, pari in media a 370 euro lordi mensili (netti meno di 200 euro), ai capi d’istituto venga assegnato un arretrato complessivo, per il quadriennio 2006-2009, pari a circa 8.300 euro lordi (netti meno di 5mila).
Tra le novità principali contenute nel contratto spicca quella del mantenimento dell’assegno ad personam per i dirigenti ex presidi incaricati e la destinazione delle risorse aggiuntive appena disponibili ai dirigenti che provengono direttamente dal ruolo docente. Attraverso una specifica norma programmatica è stato anche firmato l’impegno a perseguire la perequazione esterna in corrispondenza del prossimo Ccnl.
Tra i sindacati, malgrado al firme e sebbene siano riusciti a concentrare il settanta per cento degli aumenti del salario accessorio secondo criteri fissi ed in modo uguale per tutti, c’è una soddisfazione appena accennata: prevale l’amarezza. Alla base della delusione c’è l’esiguità dell’aumento della busta paga ai capi d’istituto italiani: “abbiamo firmato per senso di responsabilità verso la categoria – ha detto Marco Paolo Nigi, segretario generale dello Snals-Confsal – ma siamo fortemente insoddisfatti per la mancata equiparazione retributiva con le altre dirigenze pubbliche”.
La delusione deriva da un incremento stipendiale e l’assegnazione di arretrati che non colma, di certo, il divario con le altre dirigenze del pubblico impiego. “Pur apprezzando la disponibilità dell’Aran – continua Nigi – a collocare la maggior parte degli aumenti, relativi al parziale recupero dell’inflazione, sulle parti fisse della retribuzione, salvaguardando al contempo i diritti degli ex presidi incaricati e prevedendo l’avvio di una prima perequazione interna a favore dei neo dirigenti ex docenti, rimane la forte insoddisfazione del sindacato per il mancato avvio della perequazione della retribuzione complessiva dei dirigenti scolastici con gli altri dirigenti pubblici”.
I sindacati ricordano, inoltre, che l’equiparazione dei presidi agli altri dirigenti era uno degli impegni assunti dal Governo in attuazione di specifici ordini del giorno approvati all’unanimità dal Parlamento: “averlo nuovamente disatteso – commenta amaramente il leader dello Snals-Confsal – rappresenta un grave segnale d’indifferenza verso una categoria di lavoratori impegnata a garantire il buon funzionamento delle scuole nonostante le mille difficoltà”.
Meno critica la Flc-Cgil: secondo il segretario, Mimmo Pantaleo, il sindacato “valuta positivamente la sottoscrizione dell’potesi di contratto dei dirigenti scolastici, che chiude una trattativa resa lunga e complessa per la difficoltà del Governo a stanziare le risorse necessarie”: anche perché, sempre per il leader dei lavoratori della conoscenza, sono stati lasciati inalterati “i principali istituti di garanzia a tutela della dirigenza scolastica, contenuti del precedente contratto”.

Di un tenore ancora più soddisfatto le dichiarazioni del ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini “La firma del contratto dei dirigenti scolastici – ha detto – è una notizia estremamente positiva per la scuola”. Oltre agli aumenti di stipendio previsti, la novità determinante, ha sottolineato il ministro, riguarda il trattamento economico accessorio. “Una quota consistente delle risorse (il 30% ndr) infatti sarà assegnata sulla base di criteri legati esclusivamente al merito e agli obiettivi raggiunti da ciascun dirigente. Si tratta – ha concluso – di un ulteriore passo in avanti per la valorizzazione del merito e della qualità di tutto il personale scolastico”.