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Cultura e lingua siciliana, si va verso le due ore a settimana in tutta le Regione

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Non solo la Lega Nord è orgogliosa del suo dialetto. Anche la Sicilia è da sempre fortemente attaccata ai propri accenti particolari, a volte incomprensibili per chi non è del posto. L’orgoglio della Regione più a Sud d’Italia è tale che in questi giorni la Commissione Cultura dell’Assemblea regionale ha approvato il disegno di legge che prevede l’insegnamento della letteratura e della cultura siciliana negli istituti scolastici di ogni ordine e grado. Il testo approvato – riassunto nelle “Norme sull’insegnamento della storia della Sicilia e dell’identità siciliana nelle scuole” – è stato presentato da Nicola D’Agostino, dell’Mpa: le norme prevedono l’introduzione di due ore settimanali della nuova materia, durante le quali i docenti che si incaricheranno dell’insegnamento “dovranno tener conto della storia della Sicilia dalle sue origini sino ai tempi odierni, con approfondimenti critici e confronti fra le varie epoche e dominazioni, sull’avanzamento sociale, economico e culturale del popolo siciliano”. I docenti incaricati avranno anche il compito di focalizzare il loro insegnamento su quasi 150 anni di storia. “In particolare, – si legge sempre nel testo approvato – si dovrà tener conto della posizione della storiografia dall’Unità d’Italia fino alla fine del XX secolo, utile ad acquisire una conoscenza più completa e critica del periodo, anche attraverso uno studio approfondito dello Statuto della Regione siciliana”.
Si tratta di un precedente importante, che potrebbe essere preso come esempio da diverse altre Regioni interessate ad approvare testi di questo genere: la strada verso la completa autonomia passa, del resto, anche attraverso una maggiore presa di coscienza da parte delle istituzioni locali. Senza il supporto delle Giunte, ad esempio, sarebbe impossibile attuare un modello scolastico moderno e sganciato da interessi privati. La decisione, tuttavia, non è stata accolta da tutti con soddisfazione. Secondo, ad esempio, lo scrittore Andrea Camilleri se il testo venisse applicato sarebbe un problema: sarebbe addirittura “deleterio- ha detto Camilleri – legiferare l’obbligatorietà del dialetto“.