Home Archivio storico 1998-2013 Riforme Ddl Università, Gelmini ci crede ancora

Ddl Università, Gelmini ci crede ancora

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Il ministro Tremonti troverà le risorse finanziarie per la riforma dell’Università: ne è convinto il ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, Mariastella Gelmini, anche dopo l’inaspettato stop imposto dalla Commissione Bilancio della Camera e della Ragioneria Generale dello Stato. Secondo il responsabile del Miur la mancanza di copertura economica, in particolare di 9mila assunzioni di docenti ordinari, richiesti dalla commissione Cultura della Camera, non dovrebbe rappresentare un problema insormontabile: l’approvazione definitiva dell’Aula di Montecitorio, dopo quella del Senato avvenuta a fine luglio produrrà al massimo uno slittamento di un paio di mesi: “Parallelamente alle riforme – ha detto Gelmini per via telefonica durante una trasmissione su Canale5 del 19 ottobre – è compito del Governo trovare le risorse per un corretto funzionamento dell’Università. Io credo a Tremonti che ha promesso di trovarle”, rassicurando anche le preoccupazioni espresse ventiquattrore prima dal presidente della Repubblica Napolitano nel corso del suo intervento alla Normale di Pisa per i duecento anni dell’ateneo.
“Ci sono preoccupazioni legittime – ha proseguito Gelmini – legate allo slittamento della riforma che io mi auguro sia solo di un paio di mesi, nella peggiore delle ipotesi”.
Gelmini ha anche lanciato un appello all’opposizione: “Il Parlamento dovrebbe dare il buon esempio trovando una convergenza sulla riforma universitaria. Certamente mi appello anche all’opposizione. Una riforma – ha aggiunto – per essere stabile deve durare ben oltre la durata di un Governo. Spero che su un tema come questo si vada al sodo e si superino le litigiosità”.
Le nuove norme sarebbero anche fondamentali per risalire la ‘china’ nelle classifiche internazionali delle Università, dove quelle italiane si collocano da tempo nelle retrovie: “se l’Italia guadagna gli ultimi posti – ha detto il Ministro – è colpa del ’68 e del suo egualitarismo. Nelle prime 100 università a livello internazionale sono pochissime quelle italiane e allora sbaglia chi pensa sia solo un problema di risorse, è in primo luogo un problema di regole. La verità è che l’impostazione falsamente egualitaria del ’68 ha portato le nostre università a negli ultimi posti nella classifiche internazionali”.
In linea con quanto previsto dallo stesso ddl, Gelmini ha annunciato che “qualche università va anche chiusa”, perché siamo in piena “situazione di dissesto finanziario e la riforma infatti prevede la fusione o federazione di atenei diversi come strumenti per favorire una riprogrammazione dell’offerta formativa. Non dobbiamo puntare all’università sotto casa – ha proseguito il ministro – ma ad avere dei centri di eccellenza. Mi dispiace che al netto delle differenze politiche molti giovani non abbiano capito che non è difendendo la quantità dei professori che difendono il loro futuro”.
L’invito del Ministro agli studenti non ha però avuto effetti. Almeno con quelli dell’associazione Link, secondo cui “chiudere alcuni atenei sarebbe la prova del fallimento delle politiche del Governo”. Per gli studenti il dissesto finanziario di cui parla il Ministro sarebbe “proprio merito della Gelmini. La ministra – ha continuato Link – mente sapendo di mentire, quando sostiene che `questa riforma è in linea con l’Europa e con i provvedimenti degli altri Stati’. L’Italia, infatti, è l’unico Paese Ocse che negli ultimi 10 anni ha tagliato gli investimenti sulla formazione invece che aumentarli. Siamo il fanalino di coda d’Europa, l’unico paese in cui gli atenei chiudono non in base a scelte culturali o scientifiche bensì per il collasso economico generato da un governo irresponsabile”.
Per l’associazione le vere spese inutili sono piuttosto “quelle per il mantenimento della Crui, club privato dei rettori che osanna la riforma a spese dei bilanci degli atenei, o i soldi per lo stipendio della ministra, che non è assolutamente all’altezza del suo compito”.

Durissimo anche il segretario della Flc-Cgil Domenico Pantaleo, secondo cui la “’ristrutturazione’ produrrà la riduzione dell’offerta formativa e la capacità di fare ricerca, molti pagheranno in prima persona, i precari verranno licenziati, il personale tutto verrà investito da processi di mobilità, gli studenti vedranno ridursi le opportunità formative”. Per il sindacalista “il ministro Gelmini non finisce di stupire. Dopo aver scippato 1,6 miliardi di euro all’università ora denuncia il fatto che alcuni atenei potrebbero chiudere. L’unica salvezza sarebbero le federazioni o le fusioni tra Università. La Flc-Cgil si opporrà a questa deriva sia a livello nazionale, rilanciando la mobilitazione per costringere il governo a restituire da subito le risorse, sia a livello locale con vertenze specifiche”.