Home Attualità Didattica per competenze, no ad un metodo assoluto: il docente è libero

Didattica per competenze, no ad un metodo assoluto: il docente è libero

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Nel corso del Convegno organizzato dalla Gilda degli Insegnanti di Padova e dall’associazione Articolo 33, dal titolo “Fatica sprecata: l’ignoranza come valore sul preocesso di deculturizzazione“, è intervenuto Giovanni Carosotti, docente di Storia e Filosofia, che si è soffermato su diversi aspetti che riguardano la scuola italiana.

La didattica delle competenze: argomenti e non discipline

Il docente ricorda il passaggio dalla scuola delle conoscenze a quella delle competenze, di come questo sia un processo iniziato 20 anni fa con la riforma Berlinguer e proseguito, senza distinzione di colore politico, da tutti i governi che si sono succeduti.

“Le competenze vengono presentate come un risultato acquisito, con carattere scientifico. Inoltre, con la legge 107, si evidenzia il mancato senso critico e confronto che riguardano questo approccio: la didattica per competenze, in questo modo, viene imposta ai docenti. Non è più necessario il sapere delle generazioni precedenti, ma un’apprendimento asciutto e basato appunto sulle competenze da acquisire a scuola, ogni giorno”.

“Noi insegnanti abbiamo il diritto e il dovere di replicare ricordando e ricordandoci che il collegio dei docenti è sovrano. Non può esistere un metodo assoluto, bisogna lasciare al singolo insegnante la libertà di scegliere quello che la sua professionalità ritiene più adatto alle esigenze della classe”, prosegue Carosotti.

L’abolizione della storia alla maturità

“Un processo il cui apice è rappresentato dall’abolizione del tema storico. Una programmazione orientata agli argomenti e non alle discipline”, insiste Carosotti.

Il docente ha quindi legato la questione della didattica per competenze alla abolizione della traccia storica dall’esame di Stato, ritenendo che “l’abolizione della traccia di Storia dall’esame di Maturità con un colpo di spugna cancella il rapporto tra passato e presente”.

“C’è questa concentrazione sul proprio vissuto. Tutto riferito al vissuto dell’alunno. La scoperta del mondo esterno è considerata nociva”, prosegue Carosotti.

La traccia storica assente all’esame di maturità, ricordiamo, è stato anche evidenziato da Liliana Segre, come riportato in precedenza: “Un esame di maturità senza la storia mi fa paura. Per questo chiederò al ministro Bussetti di ripensarci”, dichiarava Segre su La Repubblica.

La senatrice si è anche fatta promotrice di un “affare assegnato”, cioè una piccola indagine – in questo caso affidata alla Commissione Cultura del Senato – per sapere da che cosa sia nata la decisione del ministero di cancellare la traccia storica. I lavori parlamentari, tuttavia, non sono ancora cominciati.