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Diminuiscono i tagli (forse), ma i risparmi restano

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Divergono (e non di poco) le valutazioni dei diversi soggetti politici sugli “annunci” fatti dal Governo nel corso della riunione svoltasi ieri con i sindacati.
Mentre il “movimento” sostiene che “non è cambiato nulla” e che il programma del Governo in fatto di scuola non risulta modificato neppure di una virgola, i sindacati sono divisi: da una parte Cisl, Uil, Snals e Gilda, con sfumature e toni diversi fra di loro, si dichiarano soddisfatti della “marcia indietro” del Ministro e mostrano di apprezzare soprattutto il rinvio di un anno della riforma delle superiori, dall’altra Flc-Cgil, sottolineando che “la lotta intrapresa dal mondo della scuola ha prodotto risultati non scontati  e ha sicuramente costretto il Governo a rivedere molte delle sue posizioni iniziali”, proclama che “la mobilitazione paga” ma sostiene al tempo stesso che  “permane la necessità di proseguire nelle iniziative di mobilitazione perché i vincoli di natura economica non sono stati rimossi e la scuola primaria rischia di pagare un prezzo altissimo”.
Curiosamente a dare ragione al movimento è lo stesso ministro Mariastella Gelmini che, in una intervista pubblicata su un quotidiano nazionale, dichiara testualmente: “Voglio essere chiara subito: il maestro unico resta. Chiaro? Anzi: resta ‘solo’ il maestro unico. Il modulo dei due maestri su tre classi è morto e sepolto per sempre”.
Il fatto è che, probabilmente, la posizione assunta dal Governo sta creando un po’ di disorientamento e si oscilla così fra apprezzamenti e critiche “a prescindere”.
Ne è un esempio uno scampolo del dibattito svoltosi nel pomeriggio dell’11 dicembre nella Commissione Bilancio del Senato.
Riferendosi alle dichiarazioni del Ministro dell’Istruzione sulla decisione di rendere facoltativa l’applicazione del modello del maestro unico rispetto a quello prevalente ed al rinvio di un anno della riforma della scuola secondaria tecnica, il senatore Morando (PD) ha sottolineato che in tal modo “i risparmi scontati con il decreto-legge n. 112 del 2008, in materia di istruzione, non saranno tecnicamente realizzabili”.
Lannutti, dell’Italia dei Valori, ha invece preso preso atto che “sono stati parzialmente attenuati i tagli alla scuola introdotti con il decreto-legge n. 112 del 2008”.
Sembra insomma che il disaccordo sia proprio sulla questione centrale di tutta l’operazione: i tagli ci sono o non ci sono ?
Il fatto è che a questa domanda si può rispondere sia in modo affermativo sia in modo negativo senza cadere in contraddizione: forse diminuiranno i tagli di posti e di cattedre, ma rimarranno invariati i risparmi previsti dalla legge 133.
Per far quadrare i conti il ministro Tremonti si servirà infatti della clausola di salvaguardia, geniale invenzione di Padoa Schioppa, ministro del precedente Governo: se non si riusciranno a ridurre gli organici, si provvederà a tagliare ulteriormente i trasferimenti dal Ministero alle scuole.
Ma siccome i trasferimenti sono già ora ridotti al lumicino l’unica possibilità che ancora resta è forse quella di azzerare completamente i fondi della legge 440 per l’ampliamento dell’offerta formativa, quelli per l’handicap e quelli per la formazione dei docenti.