
L’uso crescente e smodato dei social media tra i giovani sta assumendo le sembianze di una dipendenza sempre più pericolosa: una piaga da combattere. L’intenzione del Governo Meloni è quello di proibirne l’utilizzo fino ai 15 anni di età. Lo ha ricordato a Montecitorio il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, a margine della presentazione del report dell’Istat su bullismo e cyberbullismo.
“C’è un disegno di legge bipartisan per quanto riguarda il divieto ai minori di 15 anni non dei cellulari, ma dei social – ha detto il numero uno del Mim – , è un disegno di legge che io condivido e che mi auguro possa andare avanti”. E il fatto che sulla proposta di legge risulti già il consenso di tutti i principali schieramenti politici fa ben sperare.
In altri Paesi, invece, la proibizione dell’uso dei social tra i giovani è già una realtà. Ad esempio in Australia, dove è stata appena approvata una legge che impedisce l’utilizzo dei principali social media (Tik Tok, Instagram, Facebook, Snapchat, Reddit e X) da parte dei giovani sotto i 16 anni.
Ma non solo: la nuova norma australiana prevede una maxi-multa, fino a 50 milioni di dollari, per le piattaforme online che non impediscono la creazione o il mantenimento di account da parte di minori.
Sono previste, comunque, delle eccezioni: riguardano messaggistica, giochi online e servizi educativi o sanitari, compresi quindi YouTube e Google Classroom.
Il Governo australiano, riferisce l’Ansa, ha spiegato che “Youtube non rappresenta un social network generico, bensì uno strumento educativo e informativo utilizzato da scuole, famiglie e istituzioni”: la posizione è stata contestata dalla commissaria per la sicurezza online, Julie Inman Grant, che ha sollecitato un ripensamento da parte del Governo: “l’esenzione a YouTube sarebbe in contrasto con le finalità della legge”, ha detto la commissaria.
Anche perché diversi esperti in salute mentale, radicalizzazione ed estremismo avvertono che l’algoritmo di YouTube può facilmente dirigere i minori verso contenuti estremisti, misogini o violenti: un test condotto da Reuters ha mostrato che bastano 12-20 clic per far emergere tali contenuti.
Il ministro della Sanità Mark Butler ha detto che il governo terrà conto della posizione espressa dalla commissaria per la Sicurezza online, nel processo di elaborazione di regole, norme e responsabilità del divieto di accesso ai minori: “Siamo leader mondiali su questo e i ministri della Sanità nel mondo, che sono consapevoli del danno che l’accesso online arreca alla salute mentale dei giovani dei loro rispettivi paesi, stanno esaminando con attenzione l’attuazione di questa nostra prima legge al mondo che vieta ai minori di 16 anni l’accesso ai social network”, ha sottolineato Butler.
D’altra parte, però, le piattaforme che gestiscono i social media non stanno di certo a guardare: Meta, proprietaria di Facebook e Instagram, Tik Tok e Snapchat hanno definito l’esenzione “ingiusta”, “illogica”, e “un affare d’oro” per il motore di ricerca Google.