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Disoccupazione giovanile in perenne crescita: siamo ai livelli del 2004

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La crescita della disoccupazione è ormai una costante ed il Governo farebbe bene ad accelerare i tempi per mettere in atto le disposizione di emergenza, in testa l’apprendistato, presentate nei giorni scorsi: gli ultimi dati negativi sono stati ulteriormente ritoccati al ribasso il primo giorno di febbraio, quando l’Istat ha comunicato che il tasso di disoccupazione giovanile (riguarda coloro che hanno un’età sotto i 25 anni) a dicembre è stato pari al 29%, con un aumento di 0,1 punti percentuali rispetto a novembre dello stesso anno e di 2,4 punti percentuali rispetto a dicembre 2009: secondo l’Istituto nazionale di statistica mentre la tendenza generale è quella di “un mercato del lavoro che presenta condizioni un po’ più serene, l’elemento che stona è certamente il tasso di disoccupazione giovanile che a dicembre tocca un nuovo record, il valore più alto dall’inizio delle serie del 2004”.
Ancora una volta a portare in negativo la percentuale di potenziali lavoratori occupati sono le nuove generazioni: se complessivamente il numero delle persone in cerca di occupazione risulta in diminuzione dello 0,5% rispetto a novembre, e in aumento del 2,5% rispetto a dicembre 2009, è la disoccupazione dei giovani a preoccupare. E tra i due sessi è sicuramente quello femminile che sta peggio.
Se poi guardiamo oltre confine la situazione diventa davvero pesante: secondo i dati diffusi, sempre il 1° febbraio, da Eurostat, l’Ufficio statistico dell’Unione europea, a fine 2010 gli under 25 italiani senza lavoro erano il 26,6% un anno prima, il 28,9% un mese prima, nel novembre scorso, e il 28% a ottobre. La media dell’Ue, per dicembre, era il 21,0%, e il 20,4% nell’Eurozona.
Storicamente, lo Stato membro con il tasso di giovani senza lavoro più alto nel’Unione è la Spagna, che, sempre a dicembre, aveva il 42,8%, in diminuzione rispetto al 43,0% di novembre, ma in netto incremento rispetto al 39,5% di dicembre 2009. Altra ‘pecora nera’ è la Slovacchia, che aveva il 37,3% a dicembre, il 36,6% a novembre, il 35,9% a ottobre e il 32,2% nel dicembre 2009.
Ancora peggio dell’Italia, si classificano anche i paesi baltici, soprattutto perchè sono stati colpiti molto duramente dalla crisi economica, e poi la Grecia e l’Irlanda, vittime delle recenti crisi finanziarie dell’Eurozona.
Sta poco meglio dell’Italia, l’Ungheria (anch’essa colpita da una grave crisi grave, ma meno recentemente di Grecia e Irlanda), che ha registrato a dicembre il 28,4%, dopo il 27,3% del mese precedente, il 26,7% di ottobre e il 27,8% del dicembre 2009.
Seguono la Polonia (25,7% a dicembre, in costante aumento dopo il 22,7% di un anno prima), la Francia (24,6%, in aumento rispetto al 23,6% di dicembre 2009), la Svezia (24,3%, in diminuizione rispetto al 26% del dicembre 2009) e la Bulgaria 23.5%, in aumento dopo il 20,3% del dicembre 2009).
Eurostat ha anche fatto sapere che tra gli Stati membri con i tassi di disoccupazione giovanile più bassa, sempre a dicembre, figuravano l’Olanda (8,2%), la Germania (8,6%) e l’Austria (10,5%). La Gran Bretagna ha registrato un tasso del 19,9% nel terzo trimestre del 2010, dopo il 19,7% di dicembre 2009.
Per i sindacati il dato nazionale conferma che c’è da preoccuparsi: il segretario confederale della Cgil, Fulvio Fammoni, si è soffermato sul fatto che da noi “un terzo dei giovani non lavora, pari all`8% in più dell`Europa, mentre una cifra ancora più alta lavora solo con contratti di tipo precario come dicono le percentuali delle assunzioni, il che determina come la precarietà nel lavoro diventa sempre più una precarietà sociale”. Secondo Fammoni “si sta creando un vero e proprio gap generazionale che riguarda tutte le forme di lavoro, da quelle più di carattere esecutivo a quelle qualificate. La disoccupazione e la precarietà riguarda infatti in modo ampio anche i neo laureati”.
Per contrastare questo trend Fammoni rivendica “tutele, a partire da stanziamenti adeguati per la cassa in deroga, perché come dice il rapporto Ilo: il lavoro è necessario non solo per la coesione sociale, ma per la ripresa stessa e per uno sviluppo che si possa dire davvero sostenibile; serve una ripresa incentivata in quantità facendo ripartire i consumi e in qualità con innovazione e ricerca; serve infine un piano straordinario per l`occupazione e lo sviluppo, e non la propaganda di ipotetiche conferenze nazionali per coprire le inadeguatezze dell`azione di governo, che sarà – conclude Fammoni – al centro della mobilitazione e delle marce per il lavoro della Cgil in tutte le città d`Italia”.
Molto dura anche la presidente dei senatori Pd, Anna Finocchiaro, secondo cui “purtroppo questo governo non ha fatto niente per ridurre la disoccupazione giovanile e femminile: il fatto che un giovane su tre sia senza occupazione e che i giovani, e in particolare le ragazze, abbiano smesso di cercare lavoro dovrebbero costituire l’ossessione di un Esecutivo che si definisca tale. Anche di queste donne dovrebbe occuparsi il Presidente del Consiglio”.