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Dispersione scolastica, Ricci (Invalsi) annuncia: “Scesa dal 18 al 9,8% in quindici anni, frutto di politiche educative mirate”

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La dispersione scolastica in Italia è diminuita: questo quanto affermato da Roberto Ricci, presidente Invalsi, nella sua relazione dal titolo: “La dispersione scolastica, una sfida e un’opportunità”, illustrata durante il seminario organizzato dal Mim al Ministero, alla presenza del ministro Giuseppe Valditara, “Il miglioramento dell’offerta formativa”. Lo riporta Ansa.

Le parole di Ricci

“Dal 2000 a oggi, l’Italia ha compiuto significativi progressi nella riduzione della dispersione scolastica, misurata attraverso l’indicatore europeo della dispersione scolastica, Elet (Early Leaving from Education and Training). Nel 2000, il tasso di Elet in Italia si attestava al 25,1%, uno dei più elevati nell’Unione Europea. Tale valore è sceso al 18,8% nel 2010, evidenziando un primo significativo miglioramento. Nel 2022, il tasso è ulteriormente diminuito all’11,5%, nel 2023 ha raggiunto il 10,5%, e nel 2024 si è attestato al 9,8%, avvicinandosi all’obiettivo europeo del 9% previsto per il 2030”, sono i dati illustrati.

“Questi risultati sono il frutto di politiche educative mirate e interventi specifici volti a contrastare l’abbandono precoce degli studi – prosegue il presidente -. Tuttavia, permangono sfide significative, come i divari territoriali e altre differenze profonde, che richiedono ulteriori sforzi per garantire un’istruzione equa e realmente inclusiva per tutti i giovani”.

I dati del Rapporto Invalsi 2023/2024

Un capitolo del Rapporto Invalsi sui dati del 2023/24 è dedicato al tema della dispersione, problema che – sottolineano i ricercatori dell’Istituto – rappresenta l’anticamera di gravi e severi fenomeni di marginalità economica e sociale.

L’Invalsi osserva che, nonostante i valori della dispersione scolastica siano ancora alti, l’Italia ha conseguito risultati molto importanti: dall’inizio del secolo ad oggi, il tasso di dispersione è sceso da oltre il 25% al 10,5% nel 2023, secondo i dati recentemente resi pubblici da ISTAT.

In base ai dati INVALSI il traguardo posto dal PNRR per il 2025 (10,2%) può considerarsi pressoché raggiunto ed è da ritenersi molto vicino anche l’obiettivo identificato dalla Commissione europea per il 2030 (9%).

Tuttavia – sottolineano i ricercatori – l’attenzione non deve essere rivolta solo a coloro che abbandonano la scuola, ma anche a tutti i giovani che terminano il percorso scolastico senza avere le competenze di base attese. La disponibilità di dati censuari sugli apprendimenti, confrontabili su base nazionale, permette di individuare gli studenti e le studentesse che, pur non essendo dispersi in senso formale, terminano però il percorso scolastico senza aver acquisito le competenze fondamentali.
Questi giovani sono quindi a forte rischio di avere limitate prospettive di inserimento nella società, similmente agli studenti e alle studentesse che non hanno concluso la scuola secondaria di secondo grado. Questa forma di dispersione scolastica è stata definita dispersione scolastica implicita o nascosta.

Nel 2019 la dispersione scolastica implicita si attestava al 7,5%, per salire al 9,8% nel 2021, probabilmente anche a causa dei lunghi periodi di sospensione delle lezioni in presenza dovuti alla pandemia.
Ma nel 2022 si è già osservata una leggera inversione di tendenza sia a livello nazionale sia a livello regionale. Questa tendenza si è poi confermata nel 2023, quando la dispersione scolastica implicita è scesa all’8,7%, evidenziando un ulteriore calo.

L’ulteriore miglioramento degli esiti delle prove dell’ultimo anno della scuola secondaria di secondo grado ha fatto sì che nel 2024 la dispersione scolastica implicita sia scesa al 6,6%. Solo in due regioni italiane, Campania e Sardegna, essa rimane sopra il 10%.
A livello nazionale, quindi, la dispersione scolastica implicita ha raggiunto il valore più basso da quando è iniziata la sua rilevazione nel 2019.