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Esami di Stato, addio ai voti sui tabelloni: discriminano i disabili

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In alcune scuole speciali, con poche classi e maturandi, le commissioni hanno già terminato i lavori ed i tabelloni sono già stati pubblicati: fuori dalla scuola però gli studenti del quinto che hanno appena terminato gli Esami di Stato sono rimasti delusi. Accanto al nome non hanno trovato il voto. Lo stesso destino aspetta gli altri 470.000 che nei prossimi giorni andranno a scuola per leggere l’esito finale delle loro performance scolastiche. Si dovranno accontentare solo di “esito positivo” o “negativo”. Per sapere la valutazione finale assegnata dalla Commissione dovranno recarsi in segreteria didattica.

Si tratta di una novità assoluta per la scuola italiana che molti hanno associato alle sempre più restrittive norme di tutela della privacy: questa spiegazione è però vera solo in parte, perché a sollevare il problema sono state nei mesi scorsi alcune associazioni dei disabili. Secondo loro i ragazzi con handicap grave, quindi che svolgono una programmazione differenziata e che quindi non conduce a valutazioni numeriche finali, sarebbero discriminati dai tabelloni tradizionali contenenti i voti. I ragazzi stessi disabili al momento della lettura dei tabelloni e dei “controlli incrociati” con i compagni, proverebbero in pratica un senso di disuguaglianza e di mancata integrazione.
La legge prevede infatti che solo gli studenti disabili che hanno svolto una programmazione sostanzialmente in linea con il resto della classe, salvo realizzarla attraverso modalità e strumenti diversi, conseguono un titolo di studio equivalente ai compagni. Per i disabili gravi, invece, viene assegnato solamente un attestato di frequenza contenente comunque i livelli di competenze acquisite nel corso del quinquiennio. Ma non il voto. E per questo le associazioni ne hanno chiesto l’eliminazione dai tabelloni da apporre al pubblico. La richiesta è stata accolta prima dal Ministro Giuseppe Fioroni e poi anche da Mariastella Gelmini.
Le associazioni dei disabili – ha fatto sapere l’ex viceministro dell’Istruzione, Mariangela Bastico – si sentivano discriminate dai vecchi tabelloni visto che per loro non è previsto il punteggio. Per sensibilità abbiamo pensato alla correzione”. Applicata quindi non per semplice tutela dalla privacy, ma per tutelare i disabili. Tanto è vero che il Garante per la protezione dei dati personali, Francesco Pizzetti, ha tenuto a precisare di non essere “mai stato interpellato sulla questione”.
La questione è stata invece affrontata con tempismo da viale Trastevere: prima con l’ordinanza n. 30 del marzo scorso (art. 21), con cui stabiliva che per la prima volta l’esito degli esami di Stato sarebbe stato indicato solo con la dicitura “diplomato” o “non diplomato”. Poi con una nota, del 20 giugno, firmata dal direttore generale Mario Dutto, che ha introdotto le voci ancora più neutre “esito positivo” o “negativo”. Una rettifica che rende praticamente impossibile distinguere i normododati dai disabili gravi. Solo i più bravi, quelli che conseguono la lode, verranno segnalati a tutti: una deroga che non dovrebbe sollevare ulteriori questioni.
Caso chiuso quindi? Nemmeno per idea. Nella scuola, si sa, ci sono tanti addetti ai lavori e parti in causa. Ed ognuna ha le sue necessità e idee. In attesa di sapere come la prenderanno gli studenti e le famiglie, per il momento hanno espresso alcune perplessità i dirigenti scolastici: alcuni di loro giudicano infatti il provvedimento tardivo (ufficializzato solo ad Esami di Stato in corso) e lesivo dell’autonomia delle scuole (ognuna avrebbe potuto scegliere le proprie modalità attraverso gli organi collegiali interni). Critiche ancora più pesanti arrivano da Andrea Ragazzini, del Gruppo di Firenze per la scuola del merito e della responsabilità, composto da intellettuali, giornalisti ed esperti di scuola, che parla di “piccola e comoda logica politicamente corretta secondo la quale un problema lo si risolve occultandolo e la realtà è meglio negarla che affrontarla”. Ragazzini se la prende anche con l’atteggiamento di superficialità con cui gli “attori” della scuola subiscono certi provvedimenti: “Tutti nella scuola – sostiene l’esponente del Gruppo di Firenze – dirigenti, insegnanti, studenti, considerano questa logica del tutto surreale, ma come per altre questioni la subiscono passivamente. E forse non ci si rende conto che senza trasparenza, e quindi nella totale assenza di quel controllo da parte di tutti che la pubblicità dei risultati assicura, vengono “segregate” anche eventuali decisioni arbitrarie, come promozioni immeritate o ingiuste bocciature”.
E le novità non finiscono con i nuovi tabelloni degli Esami di Stato: dal 2010 Renato Brunetta, Ministro dell’innovazione e della funzione pubblica, avrebbe intenzione di mandare in soffitta anche un’altra modalità storica per comunicare i voti agli studenti. Quella delle pagelle. Gli 11mila istituti italiani si dovranno attrezzare per fornire le valutazioni di alunni e studenti tramite internet.