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Ex Lsu nelle scuole, il Governo prende tempo: per ora nessuno verrà licenziato

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Non si placano le proteste degli addetti ex Lsu e dei cosiddetti Appalti Storici coinvolti da una vertenza della scuola per i forti tagli ai finanziamenti della categoria decisi dal Governo uscente: il 18 febbraio oltre 70 le scuole di Napoli e della provincia sono state occupate dagli ex lavoratori socialmente utili impiegati negli istituti con diverse mansioni. Lo sciopero, giunto al secondo giorno, è stato indetto dopo che sarebbero lievitati i rischi per tanti di loro di perdere il lavoro a causa del mancato rinnovo delle convenzioni tra le cooperative per cui lavorano e il Miur.

A Pozzuoli, nel plesso Immacolata di via Rosini del primo circolo didattico, si sono vissuti momenti di alta tensione: all’alba la dirigente scolastica, Angela Palomba, superando il blocco imposto dalla protesta degli Lsu, era riuscita ad entrare nel proprio ufficio barricandosi all’interno per impedire una nuova occupazione. Nel corso della giornata, gli Lsu hanno abbandonato il cortile del plesso, e così la dirigente è riuscita a far entrare tutto il personale della segreteria che ha potuto riprendere il proprio lavoro.

Il direttore dell’Ufficio scolastico regionale della Campania Diego Bouché è stato chiaro: “Ora basta, devono liberare le scuole. Non può proseguire oltre questa protesta, che provoca una violazione della legge e dell’obbligo scolastico”.

In serata, è giunta una notizia che potrebbe calmare gli animi. Almeno per un po’ di giorni. La parlamentare del Pd Enza Bruno Bossio ha affermato che sarà concessa una proroga di un mese e dunque il 28 febbraio nessuno di loro (sono circa 24 mila) sarà mandato a casa. Bossio ha detto, a tal proposito, di avere avuto una rassicurazione in questo senso direttamente dal ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza. “Un primo passo che richiede però – commenta l’esponente del Pd – il massimo impegno a ricercare la soluzione definitiva di questa ennesima emergenza sociale”.

“Una emergenza, è bene ricordarlo, scaturita – sottolinea Enza Bruno Bossio – da una dissennata politica di spending rewiew che, ancora una volta, è stata fatta pesare soltanto sulle spalle dei più deboli”. Già nel pomeriggio un tweet del ministro Carrozza confermava l’impegno da parte di viale Trastevere: “Sono al Senato a trovare una soluzione per i lavoratori socialmente utili della scuola almeno temporanea”.

Le risposte del ministro Carrozza non convincono però i lavoratori. Che confermano, almeno per il momento, lo sciopero nazionale del prossimo 4 marzo: a dieci giorni dalla scadenza della proroga degli appalti di servizi di pulizia nelle scuole definita dalla Legge di Stabilità 2014 i sindacati di categoria, Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltrasporti Uil, scenderano nuovamente in campo lamentando la mancata individuazione di soluzioni finalizzate alla salvaguardia occupazionale e del reddito. Lo hanno detto ha chiare lettere nel corso della conferenza stampa, organizzata nella stessa giornata in modo congiunto, che ha avuto l’obiettivo di sensibilizzare il nuovo Governo e i dicasteri competenti a ripristinare il confronto così come previsto dalle norme in vigore.

“Dal Primo Marzo – ha affermato Elisa Camellini segretaria nazionale della Filcams Cgil – non sappiamo se e come proseguirà la gestione del servizio, con conseguenze disastrose su lavoratori, scuole, alunni e famiglie, nonché sulla prosecuzione delle attività didattiche”.

Entro il 31 gennaio il Tavolo Governativo costituito avrebbe dovuto stabilire un percorso condiviso con le Organizzazioni Sindacali, i Ministeri preposti, enti locali, nonché le Associazioni Datoriali, per la definizione di soluzioni che rispondessero alla tutela dell’occupazione e l’erogazione dei servizi di pulizia negli oltre 4mila istituti scolastici italiani, dove oggi operano i lavoratori. “Ma non essendo, tuttora, giunta nessuna risposta ed essendo disattesi gli impegni presi”, le organizzazioni sindacali hanno indetto la protesta estrema.

Anche l’Usb esprime solidarietà ai lavoratori di comparto che in questi giorni stanno attuando forme di protesta estreme, “frutto dell’esasperazione a cui sono stati condotti dopo anni di false promesse e di sfruttamento” e proclama un nuovo sciopero della categoria per il 3 marzo. “Una esasperazione – commenta Carmela Bonvino, dell’Esecutivo Usb Lavoro Privato – indotta anche dalla delusione delle forti aspettative create attorno al tavolo governativo che doveva trovare, a detta di Cgil, Cisl e Uil, soluzioni al drastico taglio di oltre il 50% degli orari, già part time, e dei salari di questi lavoratori, taglio che arriva anche sotto i minimi contrattuali delle 15 ore e porta a compensi di non oltre i 400 euro mensili, per nemmeno tutto l’anno e in assenza di ammortizzatori sociali”.