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Famiglie morose, a Savona mensa dei figli a rischio. E stavolta la giunta è Pd

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Anche i comuni a maggioranza di centro-sinistra ritengono che sia venuto il momento di dire basta ai mancati pagamenti dei contributi dei genitori per la mensa o per i servizi scolastici di cui godono i loro figli. È una decisione che giunge dopo che nelle passate settimane avevamo assistito ad almeno tre notizie unite da un denominatore comune: la volontà delle giunte locali leghiste di stoppare le famiglie morose. A costo di dare ai loro figli solo un panino con un po’ di acqua, come a Montecchio Maggiore, oppure di lasciarli fuori la porta, come ad Adro, o ancora di non riportarli a casa. Come accaduto ad alcuni bambini di Verona, lasciati a piedi perché i genitori avevano mesi e mesi di arretrati per il trasporto quotidiano dei loro bambini sino alla scuola.
Ora anche una giunta ligure sembra aver perso la pazienza di attendere. E dice: “niente soldi, niente mensa”. Solo che l’assessore comunale dei servizi scolastici, Isabella Sorgini (Pd) garantisce che “a Savona non succederà mai come in altri comuni. I bambini non resteranno a digiuno“. Tutto è nato dal fatto che le famiglie savonesi con figli alle scuole materne ed elementari, insieme ai bollettini di pagamento della mensa scolastica per le quote relative a gennaio e febbraio, hanno ricevuto una lettera, attraverso cui oltre all’avviso dell’aumento delle tariffe di 30 centesimi a pasto per l’adeguamento Istat a partire dal 1 marzo, “si informava che, come da delibera della giunta comunale gli utenti che presentano dei bollettini insoluti, da settembre 2007 ad oggi, non potranno essere ammessi alla mensa dell’anno scolastico 2010/2011”.
L’assessore Sorgini – riferisce un quotidiano locale – non vuole però essere paragonato ai colleghi leghisti: “a Savonaannuncia mettendo le mani avanti – non accadrà mai come in altri comuni che i bambini vengano umiliati con pane e acqua: non vogliamo colpire i bambini ma soltanto quei genitori che pensano di fare i furbi. Abbiamo solo messo delle regole, e intendiamo farle rispettare, ripristinando la legalità“. Possibilmente senza coinvolgere i bambini, che da settembre dovranno per forza di cose continuare a frequentare la mensa. Senza essere discriminati nel pranzo scolastico, considerato per Legge, oltre che per buon senso, un’attività di crescita ed integrazione al pari di quelle trascorse in classe, in palestra o in gita scolastica.