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Gelmini: premi fino a 7 mila euro per i 250 mila prof più meritevoli

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Un fiume in piena: il Ministro del Miur, Mariastella Gelmini, non ha ancora presentato ai sindacati il piano analitico sui circa 130 mila posti da tagliare nei prossimi tre anni (“ci ha fatto vedere solo i titoli” si sono lamentate le sigle sindacali al termine dell’incontro al Miur del 19 settembre) e già passa alla fase due. Quella che entro quattro anni permetterà, proprio grazie ai risparmi derivanti dai tagli di organico, di premiare il personale più meritevole. “Abbiamo individuato le sacche degli sprechi e dove risparmiare. Ora si inizia a reinvestire in qualità, innovazione e premialità”, spiega il responsabile dell’istruzione annunciando tre fasce di premio (minimo, medio e massimo) con ‘bonus’ massimi di 7 mila euro l’anno.
Le sue parole non sono state però rilasciate ad un organo di stampa o pronunciate durante un dibattito o una conferenza. Sono state invece scritte all’interno del libro “Un’Italia diversa. Viaggio nella rivoluzione silenziosa” (in uscita il 3 ottobre da Mondadori Rai-Eri) che Bruno Vespa, l’autore, presenterà alla presenza dello stesso Ministro il 22 settembre nel suo ‘palcoscenico’ televisivo abituale: “Porta a porta”.
Il Ministro Gelmini ha spiegato a Vespa quali saranno gli effetti pratici sulla carriera dei docenti: “l’articolo 64 della legge 133 – si legge nel libro – destina il 30% delle economie di spesa all’incremento delle risorse contrattuali per la valorizzazione e lo sviluppo professionale della carriera del personale della scuola, a decorrere dal 2010. Si tratta pertanto di oltre 2 miliardi di euro nel triennio 2010-2012, e in particolare di 956 milioni a partire dal 2012. Prendendo in considerazione l’anno a regime (2012), il risparmio di sistema potrebbe essere destinato per una parte (circa il 10%) a compensare le prestazioni aggiuntive del docente unico della scuola primaria e per altre iniziative di accompagnamento e incentivazione, e per almeno 850 milioni per premiare qualità professionale e impegno, in particolare dei docenti”.
In questo modo i docenti più bravi e qualificati andranno a percepire una somma tra i 5 e i 7 mila euro lordi. “Proprio a loro, a quelli che in questi anni hanno mandato avanti la scuola, spesso anche con sacrifici, penso che dobbiamo guardare con riconoscenza, e non solo a parole, come si è fatto finora, ma finalmente con iniziative concrete”, sottolinea la Gelmini.
Nel libro il Ministro ragiona sulle previsioni dell’anno 2012: quando il 90% degli 850 milioni di premi da destinare ai docenti (765 milioni di euro) verrebbe assegnato al 40% di tutti quelli in servizio. In base alla legge 133 tra quattro anni gli insegnanti della scuola non dovrebbero superare le 644 mila unità; solo 257 mila, in base a questo calcolo che Gelmini definisce una “ipotesi di larga massima”, potranno quindi accedere alle fasce di premio (minimo, medio, massimo), con punte di incentivi massimi fino a 7 mila euro.
I premi, comunque, scatteranno gradualmente “già a partire dal 2010-2011” e verranno erogati ad “un numero di docenti inizialmente più limitato ma che entro la fine della legislatura 2013 coprirà una percentuale rilevante”, spiega sempre il responsabile del dicastero di viale Trastevere.
Secondo il Ministro questo sistema di incentivazione rappresenta “qualcosa di inedito per il paese, se è vero che il prestigio sociale degli insegnanti è da decenni irrimediabilmente in declino. Come stupirsene, se la paga oraria di un’insegnante di scuola dell’infanzia con meno di otto anni di anzianità è di 14,6 euro lordi, una cifra molto bassa?”.
Nel libro-intervista di Vespa, l’avvocato bresciano torna anche sull’investimento dello Stato per la scuola pubblica – ritenuto in linea con la media delle altre nazioni -, sui discussi tagli al comparto e sulla necessità di ridurre l’offerta d’insegnamento settimanale: “La nostra spesa complessiva per la scuola – sostiene Gelmini – è il 3,4% del prodotto interno lordo, come la Germania, un po’ meno della Francia, un po’ più del Giappone. Siamo dunque in media sulla spesa, agli ultimi posti sulla qualità e in eccesso sulle ore di lezione. Siamo in questo campo al primo posto in Europa. Dobbiamo ridurre le ore e far pesare di più quelle che restano puntando sulle materie fondamentali senza imparare male un po’ di tutto. Ma eliminati gli sprechi, dobbiamo premiare chi si sacrifica”.
I dati rappresentati dal Ministro sembrano eloquenti: a livello di scuola primaria “le classi in Italia che hanno meno di dieci alunni sono diecimila”, mentre in Corea le classi delle elementari hanno in media 32 alunni, in Giappone 28, in Gran Bretagna 24,5, in Francia 22,5, in Germania 22, in Portogallo e in Grecia 19. La media Ocse è di 21.5. In Italia siamo a 18.4. Nella scuola media da noi c’è un insegnante ogni 21 alunni, tre punti sotto la media Ocse e sotto la Francia, quattro punti sotto la Germania, uno e mezzo sotto la Gran Bretagna, dodici punti sotto il Giappone, quindici sotto la Corea. “Che senso hanno classi delle elementari con nove alunni?”, domanda Gelmini a Vespa.
La cosiddetta ‘razionalizzazione’ del sistema scuola per il Ministro sarebbe quindi inevitabile per un paese che ha bisogno di ridurre le spese e risollevarsi. Nel piano programmatico, assicura Gelmini, si è tenuto però conto di alcune peculiarità del nostro territorio: “Capisco in un paese di montagna, su una piccola isola. Ma in città? Di qui nasce la necessità di eliminare 87 mila insegnanti in tre anni”, facendo intendere che saranno i grandi centri (quelli dove vi sono sempre alternative scolastiche ad un numero di chilometri limitato) a pagare la ‘tassa’ maggiore per i tagli.
Come saranno i precari a pagare il prezzo maggiore per l’annullamento delle cattedre: oggi “c’è un organico di cattedre in eccesso rispetto alle necessità”, per questo “chi è di ruolo resta di ruolo, ma molte supplenze non verranno confermate”, è l’amara conclusione dl Ministro. Quella che gli oltre 300 mila docenti abilitati non di ruolo inseriti nelle graduatorie permanenti non avrebbero mai voluto ascoltare.