Home Archivio storico 1998-2013 Riforme Gelmini, riforma indifferibile: pensiamo già ai decreti applicativi

Gelmini, riforma indifferibile: pensiamo già ai decreti applicativi

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“Sappiamo tutti che la riforma del nostro sistema universitario è indispensabile e indifferibile: bisogna avere il coraggio di cambiare e sono certa che quest’aula vorrà dimostrare di avere il coraggio di puntare su una università migliore”: sono parole perentorie quelle scelte dal ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, in occasione dell’approdo del D.d.L. di riforma dell’Università nell’aula del Senato, dove il testo verrà votato (e con ogni probabilità approvato definitivamente) mercoledì 22 dicembre.
Gelmini ha respinto la richiesta di ritiro del provvedimento, avanzata dalle opposizioni (e ribadita dalle 20 associazioni di docenti, ricercatori e studenti anti-riforma, che si mobiliteranno per l’intera giornata del 21 dicembre): “non diciamolo neanche per scherzo”, ha detto il responsabile del Miur, ribadendo anche il no del Governo a eventuali modifiche. Il rischio, ha sottolineat, sarebbe quello di “aprire una discussione infinita”. Respinte anche le accuse di chi accusa il Governo di tirare dritto tappandosi gli occhi: “Chiamare frettoloso il lavoro certosino che è stato fatto significa disconoscere l’enorme impegno parlamentare”, ha detto Gelmini ai senatori.
Malgrado le proteste della piazza, con in testa ancora una volta gli studenti, che anche in questa occasione si mobiliteranno (deludendo il senatore Gasparri, che ha invitato le famiglie a convincere i propri figli a desistere dal partecipare a nuove manifestazioni contro la riforma dell’Università, a suo giudizio frequentate da “potenziali assassini”), la discussa riforma è sempre più destinata a diventare legge dello Stato: il 20 dicembre il testo è approdato al Senato, dove, dopo una breve sospensione per la mancanza del numero legale, il presidente della commissione Istruzione Guido Possa (Pdl) ha spiegato i motivi della rinuncia del mandato al relatore e del voto finale della commissione a causa dei tempi troppo esigui per esaminare gli 800 emendamenti presentati dagli schieramenti dell’opposizione. L’aula di palazzo Madama ha quindi bocciato la questione pregiudiziale di costituzionalità presentata dal Pd, per passare quindi direttamente alla discussione generale.
L’intenzione della maggioranza è chiara: arrivare al voto, in terza `lettura’, senza apportare alcun emendamento ad un testo praticamente `blindato’, destinato ad essere approvato definitivamente senza alcun intralcio. Del resto, i numeri dell’aula del Senato sono eloquenti: oltre alla già netta maggioranza derivante dai voti di Pdl e Lega, il testo dovrebbe contare anche sull’apporto dei finiani, guidati da Giuseppe Valditara, vice capogruppo vicario al Senato di Fli e relatore del ddl, dell’Udc e di diversi senatori centristi e indipendenti. Intanto, fuori dal Senato si preannunciano di nuovo momenti di tensione: la maggior parte degli studenti hanno preso le distanze dai violenti, che stavolta dovrebbero essere isolati. Le forze dell’ordine però non si fidano e creano una nuova ‘zona rossa’, più sorvegliata e meno esposta ad incidenti, dove collocare i manifestanti mentre i senatori voteranno il provvedimento.
Eloquenti anche le parole del ministro Gelmini, che guarda già oltre l’approvazione del testo: il Ministro ha ribadito l’impegno a varare “i decreti applicativi al più presto possibile” ed ha chiesto alle opposizioni di “archiviare il clima di contrasto”. Richiesta inascoltata: di fronte all’ipotesi di accelerare i tempi di approvazione, per eludere la contestazione del 23 dicembre, ed approvare il testo nella serata di martedì 22, il Pd è stato chiaro:
“siamo contrari al taglio dei tempi della discussione”. Per il sì definitivo bisognerà attendere il giorno dopo.