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Governo, in arrivo una corsia preferenziale per i precari. Ma anche un altro stop ai contratti

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Un colpo al cerchio, uno alla botte. Sembra questa la strategia che starebbe portando il ministro della Pa e della Semplificazione, Gianpiero D’Alia, probabilmente già nel CdM del 2 agosto, a presentare le misure urgenti per abbattere la piaga del precariato nella pubblica amministrazione, pari a circa 250mila dipendenti a tempo determinato (di cui oltre la metà della scuola), prevedendo per quelli con almeno tre anni di servizio svolti nell’ultimo quinquennio l’accesso ad un concorso riservato (al massimo per la metà dei posti vacanti e disponibili). Nelle misure programmate dal ministro D’Alia ci sarebbe anche la trasformazione di almeno 25mila cattedre di sostegno dall’organico di fatto a quello di diritto (in linea con quanto annunciato un paio di mesi fa dal ministro dell’Istruzione Carrozza).

Ma nello stesso provvedimento sarebbe anche contenuto la temuta proroga del blocco degli stipendi e dei contratti dei dipendenti pubblici a tutto il 2014.
Ora, se la seconda prospettiva, quella del prolungamento del fermo stipendiale, era nell’aria da tempo, la prima, costituita dalla corsia preferenziale che il Governo vorrebbe creare per assorbire il precariato, rappresenta una vera new entry. Tanto da aver spiazzato, il 1° agosto, anche il ministro uscente della Funzione Pubblica, Renato Brunetta: secondo l’attuale capogruppo alla Camera del Pdl, quella di  “per le PP.AA.” dei  “concorsi con riserva di posti per chi, alla data di pubblicazione del bando, abbia maturato, negli ultimi 5 anni, almeno 3 anni di servizio con contratti a termine” rappresenta una manovra di cui “non si capisce la necessità, né la fretta”. Anche perché creerebbe un canale di reclutamento non contemplato nella canonica “procedura prevista dalla Costituzione: il concorso pubblico”. Secondo Brunetta “i costi che tali norme produrrebbero sono in totale contraddizione con la politica di razionalizzazione della spesa pubblica che il governo sta portando avanti”. Inoltre “sull’argomento non c’è stato alcun passaggio dalla cabina di regia governo-maggioranza che, per volere del presidente del Consiglio, Enrico Letta, precede tutte le decisioni inerenti l’azione dell’esecutivo”.
Pronta la replica da parte dell’attuale responsabile della PA: “l’onorevole Brunetta – fa sapere D’Alia – dovrebbe leggere attentamente le nostre norme sul lavoro pubblico, i cui contenuti, ancora oggetto di un confronto tecnico all’interno del governo, sono stati anticipati per tempo a lui come agli altri componenti della cabina di regia”. Per D’Alia, infine, “non ci sono stabilizzazioni, ma procedure concorsuali per l’inserimento dei precari nella Pubblica Amministrazione nei limiti delle risorse disponibili”.
Sulla vicenda delle assunzioni, in particolare della trasformazione di oltre 25mila cattedre di sostegno da posti in deroga a posti utili per assunzioni in ruolo o supplenze al 31 agosto, ha espresso le sue perplessità però anche l’ex ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini. Che, attraverso un corposo comunicato, si è detta “favorevole a qualsiasi norma che superi il costante braccio di ferro col ministero dell’economia su posti che risultano, a tutti gli effetti, vacanti e disponibili, e dunque ben venga anche l’immissione in ruolo, ventilata da più parti, di un congruo numero di insegnanti di sostegno. Ma il problema non può essere risolto con i soliti ‘piani straordinari’”. La Gelmini ha poi concluso il suo intervento ipotizzando anche che si tratterebbe di una manovra fatta anche per “soggiacere a interessi sindacali”.
Immediata, anche in questo caso, la replica di uno dei maggiori sindacati della scuola, la Cisl. Il suo segretario generale, Francesco Scrima, ha detto che  “le misure per la scuola contenute nel decreto D’Alia e finalizzate al consolidamento dell’organico di sostegno vanno in una direzione giusta, rafforzando uno degli aspetti più qualificanti del sistema scolastico italiano che è quello dell’attenzione ai più deboli in un’ottica di inclusione”. E poi aggiunto, riferendosi alla Gelmini: “stupisce che un’autorevole esponente del PDL e dell’attuale maggioranza si mostri invece titubante e alluda a presunti interessi sindacali, a cui a suo dire non bisognerebbe mai soggiacere. Ci chiediamo se, quando parla dei ‘soliti piani straordinari’, abbia per caso in mente anche il piano triennale di assunzioni varato nel 2011 dal governo Berlusconi – Tremonti – Gelmini. Noi quel piano lo abbiamo rivendicato con forza, considerandolo anche un atto di riparazione dei tanti guasti provocati da un triennio di tagli sconsiderati agli organici”.