Home Alunni Ha senso dedicare tre anni di studio alla Divina Commedia?

Ha senso dedicare tre anni di studio alla Divina Commedia?

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A “Lo stato dell’arte”, il programma di Rai Cultura in onda martedì 22 marzo alle 23.15 su Rai5, Maurizio Ferraris parla con Giulio Ferroni, storico della letteratura, critico letterario, scrittore e giornalista, e con Claudio Giunta, docente di Letteratura italiana all’Università di Trento, esperto di poesia medievale, dello studio di un’opera complessa come la Divina Commedia durante il percorso scolastico.

Per Giulio Ferroni la Divina Commedia merita questa particolare attenzione nei programmi scolastici. Lo studio della storia della musica e delle arti visive non può andare a scapito di quello della letteratura: anzi proprio la letteratura dovrebbe garantire l’apertura di interesse per le altre arti. Il confronto con la difficoltà del linguaggio è fondamentale, come pure il confronto con la complessità dell’articolazione sintattica. Dante è più contemporaneo di tanti contemporanei, e rappresenta le radici dell’essere italiano ed europeo.

Secondo Claudio Giunta, invece, a scuola non bisognerebbe diventare specialisti di qualcosa, e leggere 25 canti della Commedia è un’esortazione, velleitaria e retorica, a diventare specialisti di una materia, ignorando tutto il resto. Il programma di letteratura dovrebbe comprendere anche gli autori contemporanei e, perché ciò sia possibile, bisognerebbe limitare lo studio di Dante al terzo anno insieme agli altri autori del Medioevo.