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I giovani e il lavoro: il quaderno del Ministero del lavoro

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L’occupazione giovanile mostra nel 2010 nei Paesi UE ancora una riduzione significativa, soprattutto nella fascia dei 15-24enni (-4,3% rispetto al -2% per i 25-29enni), mentre si assiste ad una più lieve riduzione dell’occupazione totale (-0,7%).

In Italia, ad un calo degli occupati totali in linea con la media europea corrisponde una flessione superiore alla media, sia degli occupati 15-24enni (-5,7%) sia dei 25- 29enni (-5,3%).
Questi sono solo alcuni dei dati contenuti nel Quaderno n. 3 di studi e statistiche sul mercato del lavoro (novembre 2011) pubblicato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e riguardante gli andamenti nazionali ed internazionali dell’occupazione giovanile e contenente un’analisi dei principali interventi finalizzati a migliorare la situazione dei giovani nel mercato del lavoro.
In Italia, la maggior parte dei giovani (oltre 4,3 milioni) si trova nella condizione professionale di non attivo, mentre 1,243 milioni di occupati costituiscono il 20,5% dei giovani e il tasso di disoccupazione risulta nel 2010 pari al 27,8%. Sono le donne a pagarla maggiormente, con un più elevato tasso di disoccupazione e un minore tasso di attività e di occupazione rispetto agli uomini, soprattutto nel Mezzogiorno, dove oltre il 40% delle giovani risulta in cerca di lavoro e solo il 10,8% ha un’occupazione.
Le ragioni dell’inattività fra i giovani sono soprattutto riconducibili a percorsi di studio o formazione professionale e, a pari merito, i motivi familiari (in particolare fra le donne) e lo scoraggiamento nell’intraprendere azioni di ricerca di lavoro.
Per quanto riguarda, in particolare, il titolo di studio, in Italia la popolazione dei giovani 15-29enni è composta in larga misura da persone che posseggono un diploma di istruzione secondaria o la licenza media; nel 2010 solo circa il 10% di essi è laureato (945 mila) e fra questi oltre la metà (487 mila) è inattivo o in cerca di occupazione. La maggior parte dei giovani con impiego (72,2%) ha un titolo di studio medio-alto, mentre oltre la metà dei giovani inattivi possiede al massimo la licenza media e appare contenuta la quota di inattivi laureati (7%).