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Il 9 luglio del ’78 Pertini difendeva la scuola pubblica. Oggi, questa, muore

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Il 9 luglio del 1978 Sandro Pertini si insediava alla Presidenza della Repubblica con un discorso che è ancora oggi attuale.

Un discorso ove parlava di pace, di Europa, di giovani, denunciando che “la disoccupazione giovanile deve soprattutto preoccuparci, se non vogliamo che migliaia di giovani, privi di lavoro, diventino degli emarginati nella società, vadano alla deriva, e disperati, si facciano strumenti dei violenti o diventino succubi di corruttori senza scrupoli”. E poi parlerà anche di scuola, dicendo che “anche la scuola conosce una crisi che deve essere superata. L’istruzione deve essere davvero universale, accessibile a tutti, ai ricchi di intelligenza e di volontà di studiare, ma poveri di mezzi”.  
 
Questa era l’idea portante e fondamentale della scuola della Costituzione, fondata sul concetto di solidarietà, e non di competizione, sul concetto di diritto allo studio e non scuola lavoro, sul concetto di consapevolezza critica e non competenze. D’altronde, nel testo del DdL scuola, mai si leggerà scuola pubblica, o scuola statale, forma e sostanza in questo caso coincidono, perché la scuola pubblica, da questo 9 luglio 2015, praticamente e sostanzialmente, non esisterà più.
Certo, almeno ci hanno risparmiato la solita menzogna non riportando, nel testo del DdL, una dicitura, quale quella della scuola pubblica, che non ha più alcun senso e non può aver alcun senso in questa nuova scuola, semplicemente perché non conciliabile con la scuola azienda che è stata voluta con forza dal sistema dell’austerità e decisionismo, proprio quel sistema nei confronti del quale la Grecia si è ribellata con un chiaro e forte e conciso OXI.  
 
Ma non ce ne faremo una ragione.