Home Attualità Il CESP e la scuola in carcere al salone del libro

Il CESP e la scuola in carcere al salone del libro

CONDIVIDI

Carcere diffuso al Salone del Libro di Torino, nell’edizione 2023, la più frequentata di sempre, con 215.000 presenze (l’anno scorso erano state 164.000) come hanno reso noto nella conferenza stampa di chiusura gli organizzatori. Quasi 25mila studenti hanno partecipato al Salone, con numeri vicini a quelli precedenti la pandemia. Una edizione che ha registrato, come sempre, anche polemiche, una fra tutte la contestazione alla Ministra Roccella, della quale si è voluta, strumentalmente, addossare la colpa al direttore uscente Nicola Lagioa, il quale, prima dell’intervento di una deputata di FdI, che lo ha impedito, aveva invitato le parti a un democratico confronto.

Il carcere, luogo separato per antonomasia, è stato rappresentato al Salone come un confine liminare, lo specchio attraverso il quale è necessario che l’intera società passi (l’immagine scelta dal Salone per quest’anno, è stata appunto quella di Alice che attraversa lo specchio). Così il Salone ha dedicato spazio al tema del carcere, grazie proprio al lavoro che il CESP e la Rete hanno svolto in questi cinque anni (così come ha dichiarato di fronte alle fondazioni presenti, una tra le persone più qualificate dello Staff del Salone, Mariagliulia Brizio) e tra questi si sono collocati i due appuntamenti curati dal Salone con il CESP e inseriti nella sezione “… e quel che Alice vi trovò”. Il primo si è concentrato, il 21 maggio, sul corpo dei detenuti, lo specchio da attraversare, la parte più invisibile del carcere, e sul concetto di giustizia e riparazione, con l’autore e ricercatore Stefano Anastasia, il politico Luigi Manconi e la docente Claudia Mazzucato, con una presenza di circa 160 persone e un folto pubblico rimasto fuori per mancanza di spazio; il secondo incontro, il 22 maggio, è stato dedicato al ragionamento sul tempo e sullo spazio della cultura negli istituti penitenziari, aspetti che dovrebbero rappresentare punti di connessione tra il mondo del carcere e la società (come ha sottolineato la giornalista Paola Caridi) e se ne è parlato  con Mattia Esposito, Giorgio Flamini, Luisa Marquardt, Maria Teresa Pichetto, Franco Prina,  Claudio Sarzotti, Evelina Santangelo, Sonia Specchia, Alessandra Tugnoli, Alessandro Zaccuri , introdotti da Anna Grazia Stammati e moderati da Paola Caridi, con oltre 100 presenti, tra cui una buona parte di pubblico esterno al carcere. Nel contesto del progetto si è svolto anche Adotta uno scrittore che ha messo al centro la lettura e il rapporto che si crea tra l’autore “adottato” e la classe di riferimento, con il quale sono state attraversate le porte di circa 14 istituti penitenziari ​​e scuole carcerarie, la cui esperienza è stata riportata al Salone in due momenti conclusivi.

Vari, dunque, gli appuntamenti sul carcere e in tutti si è registrata partecipazione e consenso, con un’unica nota negativa che ha riguardato lo spostamento dello spettacolo della Compagnia #SIneNOmine, Open and closed dreams a causa del cattivo tempo, che non ha visto una adeguata attenzione da parte del Salone nel comunicare lo spostamento in una zona poco frequentata del Lingotto, ma soprattutto in una sala del tutto inadeguata ad accogliere la bellissima esibizione dei detenuti ed ex detenuti della Casa di reclusione di Spoleto e attori esterni (Bilali Bilali, Mattia Esposito, Matteo Conti, Ludovica e Maria Virginia Aprile nei personaggi di Ermia ed Elena), diretti da Giorgio Flamini, hanno comunque messo in scena una potente esibizione, con testi nati dai loro sogni ad occhi aperti, ispirati dalle parole di Shakespeare, Caroll, Neruda, Poe, Pessoa, Freud e altri celebri scrittori, anticipando la produzione inserita nel programma del 66° Festival dei due Mondi di Spoleto dal titolo “Sogni di una notte di mezza Estate” in scena il 5 e il 6 luglio nella Casa di Reclusione di Spoleto.

La Rete si è data appuntamento proprio al Festival dei Due Mondi di Spoleto, il 7 e l’8 luglio, con il seminario Utopie e distopie: un labile confine, inserito nel programma del Festival che si terrà presso la storica Rocca Albornoziana, l‘imponente fortezza trasformata in carcere dal 1816 al 1982.

Anna Grazia Stammati presidente CESP

I CONTENUTI DELL’ARTICOLO SOPRA RIPORTATI SONO DI CARATTERE PUBBLICITARIO