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Il “docente dimezzato” racconta se stesso nel Convegno al Liceo “Mamiani” di Roma

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Nella splendida Aula Magna dello storico Liceo “Terenzio Mamiani” di Roma il 26 febbraio ha avuto luogo il convegno della Associazione culturale Unicorno-l’AltrascuolA dal titolo Il docente dimezzato. Avvincente la relazione di Antonella Di Bartolo, preside dell’IC Statale Sperone-Pertini di Palermo. Nel suo libro Domani c’è scuola, la Preside ha raccontato la propria lotta contro la dispersione scolastica nei quartieri di Palermo in cui la mafia assassinò don Pino Puglisi. Durante la sua presidenza, la sua scuola ha moltiplicato gli iscritti.

Il lavoro quotidiano della Preside Di Bartolo: tenere i ragazzi a scuola

«Siam tutti dimezzati, e ciò depotenzia la Scuola», ha detto Di Bartolo. «L’ignoranza crea dipendenza, e consegna tutti alla mafia. In strada i bimbi vedono pusher che spacciano. È diverso lavorare nei quartieri bene e in quelli problematici. La Scuola è di tutti e per tutti, pubblica, statale, e ciò ci rende più forti: docenti e ATA ne siano orgogliosi. Non isoliamoci, creiamo solidarietà! Siamo figure carismatiche per il futuro, per tirar fuori talenti e desideri! Questo Convegno è utile per incontrarci, per ritrovar l’orgoglio d’insegnare. La Scuola, mi ha detto un nostro alunno, è luce nel buio generale».

Il pedagogista Maragliano: «Parlare ai giovani nel loro linguaggio, che ormai è digitale»

Il professor Roberto Maragliano, insigne pedagogista (gentilmente intervenuto nel giorno in cui compiva 79 anni), conferma le negatività della Scuola. «Non sono d’accordo però», ha precisato, «sull’interpretazione dei dati oggettivi. Scuola e Università d’élite son diventate di massa, determinando i problemi attuali. Furono progettate per un mondo non più esistente: ma il contesto è cambiato. Realtà frutto del capitalismo neoliberista: impossibile uscirne. Il negativismo tuttavia ci allontana dalla soluzione. Il digitale è, infatti, l’orizzonte della generazione attuale, la quale non vuol più la Scuola, perché la Scuola rispecchia una società che non esiste più. Per educar le nuove generazioni dobbiamo dunque immergerci nel loro mondo, che è — lo si voglia o no — il digitale e l’intelligenza artificiale».

Il saggista Aprile: «La Scuola non diventi una fucina d’imbecilli»

«Non condivido le idee politiche di Giovanni Gentile, ma magari averlo oggi!», ha invece dichiarato il giornalista Pino Aprile, convinto che il filosofo, rispetto ai “riformatori” odierni, avesse un progetto di Scuola per il futuro: classista certamente, e perciò riprovevole; ma chiaro, definito, e volto a potenziar la Scuola, non a sottometterla ai potentati economici. «Oggi la Scuola è fucina d’imbecilli, in vista di una “mediocrazia” (“potere dei mediocri” secondo la definizione del filosofo Alain Denault) che imponga pseudo-verità ufficiali, utili al Potere».

Una scuola più classista che mai?

«La Scuola si fa macelleria della genialità», ha aggiunto Aprile. «Le classi dirigenti vogliono una scuola più classista di quella gentiliana: scuola d’élite, per i figli di una classe dirigente straricca; nozioni di base e banalità per tutti gli altri. Col Sud escluso a priori, l’Italia intera si ritroverà in Serie B, perché il progetto non è stato pensato in Italia: la classe dirigente italiana dovrà solo applicarlo. Voleva questo il nazismo, che però al culmine del mondo avrebbe messo i tedeschi anziché i WASP».

D’Errico: «Il neopositivismo è una cappa di piombo che ci fa sentire macchine»

Stefano D’Errico, Segretario nazionale del Sindacato di base Unicobas Scuola & Università, ha definito il neopositivismo imperante «Cappa di piombo che ha molto a che fare con l’IA, proiezione — senz’anima — della ratio. Ci si abitua a pensarci come macchine; così ci si potrà mettere un chip in testa, e rendere Elon Musk padrone del pianeta. Il web diviene la rete con cui il retiarius immobilizzava il gladiatore avversario per scannarlo. La comunità educante opera nella comunità diseducante globalizzata, costruita per esser tale. Colpa di Gentile fu la non riflessione sul come insegnare. Per insegnare è fondamentale l’empatia, perché l’insegnamento è frutto di un’interazione oggi difficile: gli alunni sono assorbiti altrove, in una rete che li distrae dalla realtà. Dobbiamo combatter ciò, non arrenderci. Nel mondo WASP l’insegnante è un nemico, perché ti insegna geografia e storia, che contraddicono la narrazione ufficiale. Non insegnare l’italiano fa un favore a chi già lo conosce. Il movimento socialista e libertario ha sempre saputo ciò, e non l’ha dimenticato: senza istruzione non c’è emancipazione. Per il socialtotalitarismo attuale, invece, è normale dormire col telefono sotto il cuscino e fissarlo in perpetuo».

Lonzar: «La democrazia sindacale ridotta a parodia di se stessa»

Secondo Stefano Lonzar, vicepresidente di AltrascuolA, «La Scuola dà strumenti per non fermarsi all’immagine, e per capir la realtà a fondo. Ne è stata cancellata però la democrazia sindacale, oggi parodia di se stessa. I docenti dovrebbero autorappresentarsi e difendersi in un Consiglio superiore della Docenza elettivo. Mai interpellati, invece, si sorbiscono lezioncine sull’insegnamento da chiunque non abbia mai insegnato a scuola. La sedicente “autonomia” ha messo le scuole in competizione per accaparrarsi utenti/clienti, trasformato l’istituzione in “servizio”, il Preside in dirigente/manager, autocrate gerarchico e controparte governativa della libertà d’insegnamento. I sindacati maggiori hanno avallato tale progetto politico e ideologico estraneo alla democrazia, che impedisce ai sindacati dissidenti di far sentire la propria voce ad armi pari (ossia con assemblee in orario di servizio ed elezioni con liste nazionali). I docenti son gli unici professionisti a non aver la tutela di un ordine professionale».

Un Convegno, insomma, con voci e idee fuori dal coro, che chiunque può rivedere su YouTube e su RadioRadicale.it.