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Il Governo Monti ha i giorni contati, quali conseguenze per la scuola?

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Il Governo Monti ha i giorni contati. La sfiducia palesata dal Pdl farà chiudere la già breve avventura dell’esecutivo dei tecnici con almeno tre mesi di anticipo rispetto alle previsioni. Il premier Monti lo ha ammesso nella serata dell’8 dicembre, dopo essersi recato a colloquio con il capo dello Stato, Giorgio Napolitano: le parole di sfiducia del segretario Pdl, Angelino Alfano, pesano come macigni. E senza l’apporto del partito con il maggior numero di parlamentari non ci sono più le condizioni per proseguire. E che toglierà il disturbo “entro fine anno”, subito dopo l’approvazione della legge di Stabilità.
La domanda è d’obbligo: quali conseguenze potrebbe avere sul mondo dell’istruzione questo inatteso epilogo del Governo che avrebbe dovuto portare il Parlamento italiano a fine legislatura? Diciamo subito che sull’immediato, sull’anno scolastico in corso, ne avrà ben poche. La scuola italiana, del resto, è un ingranaggio complesso e difficile da avviare. Ma che una volta avviato, pur tra mille difficoltà, arriva sempre a compiere il suo percorso annuale.
Lo stesso discorso vale per il concorso a cattedra (realizzato con l’80% delle vecchie regole) che tra meno di dieci giorni vedrà coinvolti 321mila abilitati o laureati di vecchio corso con le prove preselettive. Anche in questo caso, la procedura e la sua organizzazione, oltre che il bando, sono già stati approvati e non vi saranno problemi.
Come non vi saranno problemi per i tirocini formativi attivi. Sia per i “normali”, che hanno già vissuto la loro, davvero tormentata, fase selettiva. Sia per i “speciali”, riservati agli abilitati, per i quali mancano solo alcuni dettagli finali (in particolare la modifica del DM 249/10). Ma che possono contare su un impianto generale già sostanzialmente approvato. L’unico intoppo, comununque di non poco conto, potrebbe essere quello del mancato ok del ministero dell’Economia. In tal caso l’avvio della procedura potrebbe essere a rischio, poiché non vi sarebbero garanzie sulla copertura finanziaria.
Nubi tendenti al nero si addensano invece su altri progetti di riforma in corso. Ad iniziare da quelli sui nuovi concorsi. Quelli, per intenderci, che avrebbero dovuto portare regole innovative e cadenza di inidizione biennale. E per i quali il ministro Profumo si era tanto speso negli ultimi mesi del suo mandato.
Per approvare le nuove modalità selettive, infatti, il Miur deve necessariamente chiedere l’autorizzazione al ministero della Funzione pubblica e a quello delle Finanze. E siccome le regole sono ancora in fase di definizione, questo doppio passaggio sarebbe dovuto arrivare nelle prossime settimane. Viene da sé che venendo meno i ministeri interessati, il nuovo modello di concorso a cattedra entrerà in una fase di stand by. Facendo così saltare i programmi di indizione del nuovo bando entro la prossima estate. E l’avvio dell’innovativo”concorsone” (cui avrebbero dovuto partecipare gli idonei ai Tfa normali e speciali, nell’autunno del 2013).
Inevitabile anche il naufragio della riforma degli organi collegiali, il ddl 953 peraltro già “scaricato” nelle ultime settimane dal ministro Profumo e dal Partito Democratico che lo aveva sostenuto alla Camera.
Il rischio di cadere nelle sabbie mobili c’è poi anche per le nuove classi di concorso degli insegnamenti. A meno che viale Trastevere non riesca nel “colpo di mano”, venuto alla luce proprio in questi giorni, di imporle attraverso un regolamento ministeriale: una procedura già contestata dalla Flc-Cgil
, poiché non proprio in linea con quanto previsto dalla normativa e dalla legge 133/08.
Con la caduta del Governo Monti e del dicastero dell’Istruzione guidato da Profumo, inoltre, si assisterà ad una brusca frenata (se non ad un definitivo affossamento) dei nuovi modelli che avrebbero dovuto portare alla valutazione e all’autovalutazione negli istituti, di cui tra l’altro l’ultimo provvedimento di approvazione risaliva all’estate scorsa. Per non parlare delle procedure che già con velocità fortemente ridotta stavano portano verso l’anagrafe degli edifici a rischio e degli interventi urgenti da attuare per la manutenzione degli istituti.
Insomma, complessivamente per la scuola la caduta anticipata del Governo Monti non può essere considerata una buona notizia.