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Inizio nuovo anno scolastico tra incertezze e perplessità

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La scuola “fai da te”
L’esperienza del precedente decreto sul primo ciclo non ispira certo sentimenti di fiducia nella capacità di gestire i processi complessi di innovazione. Si è avviata la sperimentazione della riforma del primo ciclo subito dopo la sua approvazione da parte del Consiglio dei Ministri, in 251 scuole e nessun dato è stato diffuso su tale esperienza.
Si è avviata la figura del tutor e ancora oggi il contenzioso con i sindacati e con i docenti interessati non è stato chiuso.
Si è approvato il portfolio dello studente, anche sostitutivo della vecchia scheda di valutazione, e si sono lasciate le singole scuole “al fai da te”, col risultato che il Garante della privacy ha bocciato gran parte dei modelli sperimentati. Il sentimento più ricorrente fra i dirigenti scolastici e i docenti del primo ciclo ad un anno dalla riforma è lo smarrimento.
 
Indirizzi delle superiori … in attesa della cura dimagrante
La riforma del secondo ciclo è stata approvata già lo scorso anno in via preliminare dal Consiglio dei Ministri, ma ancora oggi (i tempi della delega scadranno il prossimo 17 ottobre) mancano tutti i prescritti pareri parlamentari e le previste intese con le Regioni che anzi hanno chiesto al ministro Letizia Moratti di ritirare il decreto, prima di avviare il confronto.
Il Ministro non sembra preoccupato del dissenso che circonda la sua proposta. Eppure la riforma ha bisogno di ampi consensi e di molti contributi esperti, perché il cambiamento che si vuole introdurre nella scuola superiore ha elementi di radicalità maggiori rispetto alla riforma del ciclo primario.
Basti pensare alla complessità della scuola secondaria superiore. Non tutti sanno che in Italia oggi è possibile conseguire 208 diverse tipologie di diploma che corrispondono ad altrettanti differenti indirizzi (fra corsi ordinari e progetti assistiti). Con la riforma del 2° ciclo gli indirizzi dei licei saranno ridotti a 17, anche se alcuni di questi saranno articolati in “approfondimenti di indirizzo”. A questi si aggiunge tutta l’area dei professionali che dovrebbe passare alle Regioni. Una transizione molto complessa, come è facile capire, ma nulla è dato sapere su come si intende gestire tale fase che coinvolge interessi materiali consistenti e diffusi.
 
 
Docenti e personale Ata, fine del precariato?
Altro grande problema presente i tutti gli ordini di scuola è dato dalla consistenza del precariato.
Il contingente di 35.000 immissioni in ruolo rappresenta solo il 27% dei posti attualmente disponibili per i docenti.
Il numero effettivo di insegnanti precari che lavorano stabilmente nelle scuole statali è di 127.400 unità (93.738 con contratto fino al 30 giugno e 33.662 con incarico annuale – dati Miur a.s. 2004/2005), a cui sono da aggiungere dai 15 ai 20mila precari che svolgono supplenze brevi in sostituzione di colleghi temporaneamente assenti per malattie, gravidanze, permessi, ecc. Un totale quindi che oscilla dai 140 ai 150 mila precari.
Rispetto all’a.s. 1998/99 (quando i docenti precari erano 65.357) tale contingente è più che raddoppiato e ha raggiunto cifre che non hanno precedenti nella storia del nostro sistema scolastico.
Per il personale non docente (Ata) il numero dei posti coperti da precari, negli ultimi sei anni è addirittura quadruplicato, passando progressivamente da 18.300 nell’a.s. 1998/99 a ben 74.037 nell’ultimo anno scolastico. Suona, quindi, come una beffa l’ultimo contingente di 5.000 assunzioni che copre appena il 6,75% dei posti attualmente disponibili.
 
Precariato nella scuola significa risparmi finanziari per lo Stato sulle mensilità pagate, ma stipendio bloccato ai livelli iniziali per il lavoratore, e, cosa ancora più grave, carosello di moltissimi docenti in altrettante classi ad ogni inizio d’anno.
127.400 docenti che cambiano scuola significa, con una media di 25 alunni per classe, 3.185.000 studenti che ogni anno cambiano professore. Il fenomeno è particolarmente grave perché a farne le spese sono i soggetti più deboli fra gli alunni.
L’insegnante precario, infatti, spesso viene destinato in scuole di periferia, in istituti poco appetibili per le complesse problematiche che presentano nella gestione della convivenza civile, ove molti alunni hanno particolare bisogno di figure adulte stabili e autorevoli.
Altro che inizio sereno dell’anno scolastico!
 
Infine qualche dato. I posti registrati dalle statistiche ministeriali sono passati da 750.331 del 2000 ai 738.989 del 2004.
 
 
alunni
classi
posti
anno 2000
7.556.734
371.076
750.331
 
anno 2005
6.698.196
331.489
738.989
variazione
– 12%
 
– 10,66%
-12%
 
 
La diminuzione del personale nei quattro anni considerati è stata di 11.342 unità, tutte quante coperte dal turnover. Solo nell’anno 2004/2005, infatti, le cessazioni dal servizio sono state 23.888.
 
 
Cessazioni dal servizio 2004/2005
 
Scuola dell’infanzia
1.677
Scuola primaria
5.234
Secondaria di I grado
4.538
Secondaria di II grado
5.157
Personale Ata
7.282
totale
23.888
 
 
 
Fonte: Quindicinale di informazione scolastica La Tecnica della Scuola, Catania, settembre 2005