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Insegnanti in ferie in base ai debiti?

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Tranne improbabili dietrofront ministeriali, per la prima volta una buona parte dei docenti delle scuole superiori dovrà programmare l’estate tenendo conto degli scrutini di valutazione dei debiti formativi che qualcuno ha già ribattezzato di “mezza estate”: Molti istituti, infatti, hanno deciso di non forzare le indicazioni contenute nell’O.M. 92 emessa da viale Trastevere collocando verifiche e consigli di classe nei mesi di luglio o agosto e non a settembre.
Una novità che, in base ad alcune stime, tutte comunque da accertare, dovrebbe stravolgere le vacanze estive di circa 100.000 docenti. Ma anche di mezzo milione di studenti (sperando che uno su due sia stato in grado di recuperare i debiti acquisiti a metà anno entro i primi di giugno) e delle rispettive famiglie.  
Considerando i problemi di finanziamento e di reperimento dei docenti disponibili a tenere i corsi – messi in luce nelle scorse settimane anche da una indagine della Tecnica della Scuola – il giro di vite imposto dall’ex ministro Giuseppe Fioroni per elevare le competenze dei nostri studenti si sta sempre più rivelando un provvedimento affrettato e privo della dovuta verifica complessiva.
Così dopo che per mesi la preoccupazione maggiore si è concentrata sul budget insufficiente per lo svolgimento dei corsi, in queste ultime settimane giorni l’attenzione si è spostata sulla presentazione del piano ferie: sia gli insegnanti che il personale Ata non sono ancora nelle condizioni di sapere l’entità dei recuperi. Anche se i periodi (anche per le verifiche e gli scrutini) sono già stati deliberati bisognerà per forza di cose attendere l’esito degli scrutini finali.
A complicare le cose ci si è messo poi più di qualche insegnante che, calendario alla mano, ha scoperto che se fosse impegnato su tutti i fronti (maturità, corsi di recupero, valutazioni e scrutini finali) non avrebbe lo “spazio” necessario per usufruire dei 32-36 giorni di ferie previsti dal Contratto collettivo nazionale. Che piaccia o meno questa è la situazione. Almeno per quest’anno. 
Il neo-ministro Maria Stella Gelmini starebbe infatti già meditando ad una soluzione che bocci, a partire dal prossimo anno scolastico, l’obbligo di recuperare i debiti in estate.
Guardando il lato positivo della questione si potrebbe poi dire che affrontando questa esperienza estiva i docenti avranno modo di apprezzare i vantaggi di chi può permettersi lunghi periodi di vacanze. 
Secondo un’indagine realizzata da Expedia, leader mondiale nei viaggi on line, risulta infatti che gli italiani non conferiscono un grande valore alle proprie ferie: sembrerebbe che il 47% degli impiegati non sfrutta tutti i giorni di vacanza a disposizione, che ne utilizzino meno rispetto ai colleghi europei e che sia in continua crescita la categoria dei “workaholic“, ovvero di quelli che lavorano anche in vacanza.
La ricerca ha analizzato le abitudini di viaggio dei lavoratori dipendenti negli Stati Uniti, Canada, Gran Bretagna, Germania, Francia, Spagna, Olanda, Austria e appunto Italia. Se i Canadesi hanno solo 19 giorni all’anno di ferie, stupirà ancor di più sapere che gli americani ne hanno 14. Passando invece all’analisi dei paesi del vecchio continente, gli impiegati della Gran Bretagna hanno 26 giorni di ferie all’anno, due in meno degli austriaci e degli olandesi. Mentre Germania, Spagna e Italia hanno rispettivamente 27, 31 e appunto 33 giorni di media di ferie all’anno il record e della Francia. I nostri cugini transalpini hanno infatti ben 37 giorni di ferie all’anno, confermandosi anche quest’anno come i lavoratori con più giorni a disposizione lontano dall’ufficio o dall’azienda.
Il 44% degli intervistati – hanno fatto sapere i curatori del rapporto, presentato il 19 maggio – ha dichiarato di sentirsi riposato e ringiovanito, mentre un altro 40% si sente più brillante e veloce in ufficio dopo esser stato in vacanza. Ma c’è anche un 22% che preferisce brevi break di massimo tre giorni, per recuperare le energie tornando subito a lavoro senza perdere il ritmo. Il 15% continua a controllare anche nei giorni di ferie i messaggi di lavoro, le e-mail e a fare/ricevere telefonate. I “workaholic” sono in aumento e c’è chi è stato costretto anche a cancellare o posticipare vacanze già programmate (il 16%) a causa di improrogabili e imprevisti impegni di lavoro”. Come dire: mal comune…