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Io speriamo che me la cavo

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“Io speriamo che me la cavo” è un film del 1992 diretto da Lina Wertmüller, tratto dall’omonimo libro di Marcello D’Orta, che parla di un maestro trasferito per errore alla scuola di Corzano.

Un maestro che la mattina dopo vede che a scuola manca disciplina: i bambini dicono tante volgarità, sono quasi tutti poveri, la preside non sa gestire la scuola e il custode non rispetta il suo ruolo. Inoltre il sindaco permette il lavoro minorile ed il maestro è costretto a raccoglierli sul lavoro uno ad uno.
Dopo 23 anni “Io speriamo che me la cavo” sintetizza lo stato d’animo degli insegnanti, costretti per entrare di ruolo, a trasferimenti coatti su tutto il territorio nazionale. Oggi le immissioni in ruolo stanno provocando un esilio forzato dei precari.
A tal proposito il Corriere della Sera ha riportato la storia di un’insegnante siciliana che ha perso le speranze di rimanere nella propria terra. In questa intervista si dice:“Nessuna chance di rimanere dove ha lavorato per anni? “No, mi sono già informata. I posti sulla provincia di Enna erano 3, figuriamoci. E quando abbiamo saputo che anche gli idonei 2012 erano stati inseriti nel piano, un’iniquità visto che era un concorso per posti definiti, io e i miei colleghi ci siamo detti che non avevamo possibilità: io sono 25esima. Abbiamo pensato anche di boicottare la domanda per protesta». Ma si può? «Temo di no. Inizialmente il Miur aveva ipotizzato che le Graduatorie sarebbero state chiuse quando esaurite, e quindi speravamo comunque in un assorbimento, anche se con tempi più lunghi. Ora si parla di “soppressione” delle Gae. Significa che senza domanda restiamo senza cattedra. Dopo, c’è solo la via legale». E se la spediscono a Bolzano? «Accetto. Cosa devo fare? Mi rammarico, perché se avessi voluto fare questa scelta, l’avrei fatta anni fa, e magari adesso sarei rientrata. Ma non posso rinunciare, sono troppi anni che ci spero. Dalle nostre parti si dice “vedendo facendo”, passo dopo passo capirò come muovermi. Ma ammetto che non è il momento bello che immaginavo quando, a settembre, esultavo per la riforma. Ora spero solo di cavarmela”.
Sono molte le situazioni simili che stanno costringendo gli insegnanti precari a scelte non sempre facili.