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La diffida interministeriale

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Ma idonei a svolgere altre mansioni di natura didattica e gli ITP che dovrebbero, proprio per quanto scritto nell’art.14 della legge n.135/2012 transitare forzatamente nei profili ata. Il ministro Profumo, il ministero della Funzione Pubblica e anche quello dell’Economia, sono stati diffidati dalla Flc Cgil dall’adottare i provvedimenti attuativi del su citato art. 14 della legge n.135 che comporterebbero per il personale inidoneo e per gli ITP (C555/C999) gravi conseguenze sul piano professionale e personale. In buona sostanza il sindacato guidato da Mimmo Pantaleo ha presentato una diffida interministeriale, che se non verrà considerata , avrà un seguito nelle aule di tribunale. Quindi la diffida interministeriale potrebbe essere il prodomo di un’azione volta ad impugnare, davanti al Tar del Lazio, tutti gli atti emanati dai tre ministeri su citati e di tutelare ogni singolo docente di fronte al giudice del lavoro. 
La strategia della diffida interministeriale ha, per il momento, avuto l’effetto di fare riflettere la compagine governativa a non assumersi la responsabilità di decisioni affrettate e lesive per la professionalità di questi docenti. Oltre la Flc Cgil, anche altri sindacati hanno intrapreso la battaglia legale contro l’eventuale applicazione dell’art.14 della spending review. Tra tutti spicca l’azione legale dell’ANIEF, che definisce illegittima la deportazione del personale inidoneo e degli ITP verso i profili ata. ANIEF sottolinea il fatto che non c’è rispetto per i problemi di salute, spesso anche gravi, dei docenti inidonei, che rischiano concretamente di doversi confrontare con le difficoltà connesse alla mobilità territoriale. Decisamente contrari al passaggio forzato dei docenti inidonei e degli ITP verso i profili ata, si dicono anche tutti gli altri sindacati, che pur non ricorrendo ancora alle vie legali sono determinati a contrastare provvedimenti applicativi lesivi della professionalità di questi docenti. Intanto il ministro Profumo prende tempo e non ha ancora firmato nessun decreto applicativo, probabilmente il governo non vuole correre il rischio di soccombere davanti la decisione del Tar.