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La scuola senza compiti a casa funziona meglio. Ecco perché [INTERVISTA]

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Come abbiamo scritto in precedenza, saranno moltissimi gli studenti che non faranno i compiti a casa per le vacanze natalizie, riproponendo il solito dibattito sul tema che vede spaccature fra gli stessi docenti e gli stessi genitori, con i favorevoli e i contrari che si daranno battaglia per spiegare il proprio punto di vista.

I compiti a casa, per molti, sarebbero superati. Piuttosto, sarebbe utile puntare ad una didattica innovativa che s’imponga come strumento di apprendimento efficace capace di avvicinare anziché stressare e allontanare gli studenti, che tradizionalmente “odiano” la scuola anche per il carico eccessivo di compiti da svolgere a casa ogni giorno, ma anche durante le vacanze di Natale o Pasqua, o in quelle estive.

Se ne sono resi conto anche in Francia, dove il ministro Blanquer ha avviato una sperimentazione con lo scopo dichiarato di “ridurre le diseguaglianze sociali causate dai compiti a casa”, fa notare Maurizio Parodi, dirigente scolastico che crede fortemente nell’inutilità e nella dannosità dei compiti, tanto da creare un gruppo Facebook dal titolo “Basta compiti”, luogo di scambio e condivisione di esperienze di insegnanti. Il gruppo è affiancato anche da un sito web che raccoglie le iniziative, le petizioni e i documenti relativi alla tematica.

Sul sito di Basta Compiti c’è scritto: “questo sito raccoglie i documenti di riferimento “ufficiali” e tutte le iniziative che verranno di volta in volta intraprese”. Preside Parodi, cosa intende per documenti ufficiali?

Intendo tutti i documenti pubblici di un qualche rilievo istituzionale, ad esempio: il testo della petizione “Basta compiti!”, lanciata sulla piattaforma online change.org (che ha superato le 27 mila firme); le Circolari ministeriali aventi ad oggetto i compiti a casa; le Indicazioni nazionali per il curricolo; le disposizioni relative al peso degli zaini; la petizione che ho inviato al Parlamento (Commissione cultura).
All’interno del sito si possono trovare anche i materiali prodotti dai “Docenti e Dirigenti a Compiti Zero”, iscritti all’omonimo gruppo Facebook: più di 600 insegnanti di ogni ordine e grado, soprattutto di scuola primaria, ma vi sono anche docenti di scuola secondaria inferiore e superiore che insegnano matematica, scienze, filosofia, storia, che rappresentano la prova “vivente” che una scuola senza compiti è possibile (anzi, funziona meglio), senza bisogno di incrementare gli organici o prolungare l’orario scolastico. Qualsiasi docente, in qualsiasi momento può realizzare questa fondamentale “riforma a costo zero” senza nemmeno comunicarlo al dirigente scolastico o acquisire una delibera preventiva degli organi collegiali, perché rientra nelle sue prerogative professionali.

Eppure lei è un dirigente scolastico, è stato studente, e sicuramente avrà fatto i compiti a casa. È riuscito lo stesso ad andare avanti, completare gli studi, iniziare a lavorare. Perché secondo lei, gli studenti di oggi dovrebbero fare a meno dei noiosissimi compiti a casa?

Il carico di lavoro domestico attualmente inflitto agli studenti italiani (che non ha riscontro nelle scuole degli altri Paesi europei) si è appesantito enormemente negli ultimi anni; la scuola si è drammaticamente imbarbarita, pedagogicamente parlando. Basti pensare che in moltissime classi a tempo pieno, dopo 8 ore di immobilità forzata, in aule più o meno anguste e sovraffollate, a bambini di 6 – 10 anni, si assegnano compiti tutti i giorni, nei week end e per le vacanze: un accanimento sconcertante che rasenta la crudeltà mentale. Io, come lei, sono tra coloro che della scuola hanno beneficiato, che non l’hanno abbandonata, che non ne sono stati “respinti”; ma quanti milioni di italiani, meno fortunati, non sono “sopravvissuti”? I compiti non sono la sola causa dell’abbandono, ma di sicuro generano odio per la scuola, ripugnanza per la cultura, disgusto per il libro, con esiti, in termini di efficienza ed efficacia del “sistema” a dir poco imbarazzanti (i dati OCSE, tra gli altri, ne sono la penosa dimostrazione). Inoltre, i compiti a casa rappresentano il corollario di una didattica screditata ormai da molti anni (basti pensare a Montessori o Freinet) proprio perché basta sulla triangolazione: lezione frontale – compito a casa – verifica, che le stesse Indicazioni nazionali (come del resto i precedenti “Programmi”) hanno bandito.

 

Sul sito, fra le iniziative del gruppo, vicino alla petizione per abolire i compiti, c’è un modulo che riporta ad una raccolta fondi per la realizzazione di un documentario sul tema. Può darci qualche anticipazione sul progetto?

Stiamo realizzando un docufilm che dovrebbe essere pronto prima della fine di quest’anno scolastico. I miseri fondi raccolti non copriranno neppure le “spese vive”, quindi si tratterà di continuare nell’opera di volontariato intrapresa con gli amministratori della pagina Facebook “Basta compiti!”.
Si tratta di un progetto seguito in primis da Giovanni Lumini che, con la collaborazione dell’amico regista Rossano Della Barba, sta raccogliendo le testimonianze dei “docenti a compiti zero” attivi nelle diverse regioni.

Nella scuola che dirige, i docenti, generalmente assegnano i compiti?

Attualmente, sono impegnato all’università, ancora per un anno, ma negli istituti che ho diretto, così come in tutte le scuole italiane, i compiti sono sempre stati assegnati e se ne assegnano sempre di più: si tratta di un “rituale” irrinunciabile per quasi tutti i docenti e per la maggior parte dei genitori. Proprio per questo mi sono particolarmente impegnato in questa “battaglia” in difesa dei diritti fondamentali dei bambini e dei ragazzi, diritti sanciti dalla Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, ratificata dallo Stato italiano il 27 maggio 1991, con legge n.176, che all’art.31 stabilisce “il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età…”. Una legge violata sistematicamente dalla scuola dei compiti nella generale indifferenza.

Le vacanze di Natale sono alle porte. Se non fosse quest’anno impegnato con l’Università, lascerebbe “liberi” i docenti o avrebbe proposto una linea comune da adottare?

I docenti “sono liberi” e nessun dirigente può imporre alcunché, didatticamente parlando; ma, come sempre, esorterei gli insegnanti a non assegnarli perché le vacanze sono degli studenti e non dei loro insegnanti (spesso i soli a goderne), spiegando ai molti genitori che sicuramente li chiederanno (anzi li pretenderanno) il senso di una scelta dettata da chiare motivazioni pedagogiche, psicologiche ed etiche (quando, in verità, basterebbe il riferimento a un minimo di buon senso).

 

Concludiamo con una sintetica elencazione di motivazioni (negative) fornite dal preside Maurizio Parodi sui compiti a casa:

impediscono alle famiglie di ritrovarsi serenamente, senza lo stress di impegni soverchianti che causano sofferenze, litigi, pianti, punizioni, rinunce dolorose, rabbia;

relegano bambini e ragazzi nel chiuso delle case, soli, chini sui libri, costretti per ore e ore allo svolgimento di compiti che non potranno essere adeguatamente corretti (i docenti non avrebbero tempo per altro);

non determinano effetti apprezzabili rispetto all’acquisizione di conoscenze e competenze, non lasciano segno alcuno (non c’è in-segnamento): si tratta di un sapere usa e getta, come possono confermare tutti i docenti che non li danno (e ve ne sono, in scuole di ogni ordine e grado);

aggravano la condizione di chi sia già svantaggiato, penalizzano chi vive in ambienti deprivati, chi non abbia genitori istruiti, solleciti o abbienti (le lezioni private costano).