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La supplente apostrofa l’alunna “cicciottella”: la ragazza digiuna sino a svenire in classe

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Quello dell’insegnante è un mestiere che presuppone doti di equilibrio. Anche nell’eloquio con gli studenti. Una raffinatezza che una supplente di una scuola media di Ancona non ha probabilmente saputo adottare: la docente, infatti, avrebbe definito una sua alunna ‘cicciottella’, riferendosi alla sua condizione di sovrappeso. La ragazza, racconta la stampa locale, non ha accettato quel giudizio. Tanto da decidere di rimanere digiuna per un po’ di giorni. Sino a svenire in classe. Al termine delle lezioni.

Il caso approderà all’Ufficio scolastico regionale, ha spiegato all’Ansa la dirigente dell’Ic “Cittadella centro” Daniela Romagnoli. Secondo quanto ha ricostruito la dirigente, che ha parlato con l’insegnante, quest’ultima “non l’ha derisa”, ma avrebbe usato l’epiteto “cicciottella in modo affettuoso”.

Anche perché, ha continuato la ds, la docente precaria era stata nella stessa scuola per pochi giorni circa un anno fa e aveva avuto l’adolescente tra i suoi alunni, ricordandola “con particolare simpatia. Era tornata da noi per un solo giorno un paio di settimane fa”. In quella giornata sarebbe accaduto l’episodio incriminato, riferito dai compagni alla ragazzina, che, una volta a casa, ha cominciato a rifiutare il cibo e la madre si è rivolta alla scuola segnalando quanto stava accadendo. Ieri lo svenimento, forse dovuto a un calo di zuccheri: la ragazzina è stata portata all’ospedale pediatrico Salesi, le sue condizioni non sono gravi, nonostante un lieve stato di disidratazione. La Romagnoli chiede ai media di “aiutarci: la scuola deve proteggere i minori, accompagnarli nella crescita, in una fase difficile in cui sono alle prese con problemi di percezione del rapporto con il proprio corpo. Tanto che il nostro istituto ha un percorso contro le dipendenze e uno contro i disturbi dell’alimentazione. E’ un problema molto diffuso, da noi ci sono anche dei maschi anoressici”.

Quanto alla supplente, una precaria, “è disperata, vorrebbe incontrare la famiglia, parlare, spiegarsi”. Quella frase – conclude la dirigente – “è stata imprudente, ma anche travisata. E se ha fatto del male lo ha fatto involontariamente”.