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Le scuole paritarie: non fateci pagare l’Imu. A rischio la nostra sopravvivenza

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“Noi apprezziamo molto il gesto del governo che sembra aver sbloccato i fondi per le paritarie. E ora auspichiamo che questo sia fatto completamente non solo per il 2013 ma per il triennio a venire”
Dopo l’assegnazione, con il disegno di legge Stabilità, di 223 milioni di euro per le scuole non statali, che si aggiungeranno a quanto stanziato dalla Finanziaria precedente per un totale complessivo di 499 milioni di euro, ora però si teme, dice Marco Masi, l’Imu.
Per il presidente del Cdo, dopo la conferma da parte del governo dell’esenzione degli edifici religiosi dal pagamento dell’Imu, “si aspettano precisazioni su cosa si intenda per “attività con modalità non commerciali”, dentro cui potrebbero andare le scuole paritarie che per l’ordinamento italiano sono costrette a chiedere una retta, dato che come ben sa chi per i figli sceglie scuole non statali, l’onere economico è in gran parte a carico delle famiglie.” Per il presidente delle scuole paritarie dunque il dibattito sull’Imu sarebbe “per chiarire una volta per tutte che l’attività scolastica di una scuola paritaria senza scopo di lucro deve essere considerata come non commerciale anche ai fini fiscali. Andrebbe chiarito che fare scuola, da parte di un ente no profit, ancorché dietro il pagamento di una retta, non è attività commerciale, ma servizio pubblico. Un servizio riconosciuto come tale dalla legge 62, che riconosce un sistema di welfare in cui la scuola paritaria è uno dei protagonisti e dall’altra dice che ai fini fiscali quell’attività, anche se svolta da un ente no profit, è di tipo commerciale. Però la stessa attività, se fatta da una scuola statale, non è commerciale. Negli altri paesi europei non esiste questa diversità di regime, esiste soltanto la natura dell’attività (servizio pubblico) a prescindere dal soggetto che lo eroga.”
C’è dunque il rischio, prosegue l’avvocato Masi, che le rette aumentino mentre da quest’anno la legge di stabilità “prevede un parziale reintegro del taglio ma rimane comunque all’8 per cento in meno circa rispetto al dato storico di dieci anni fa.”
Per quanto riguarda invece la diatriba circa la sottrazione di fondi alle scuole pubbliche per finanziare le private, il presidente dice: In questi anni c’è stato l’affermarsi di dati più che di schemi ideologici. “Oggi la scuola paritaria accoglie il 12 per cento dell’utenza e questo permette allo Stato un risparmio di 6 miliardi di euro all’anno. Senza contare l’onere in carico agli enti locali che ci sarebbe ad accogliere il milione di studenti che oggi frequentano il servizio e le strutture delle scuole paritarie. A fronte di questo servizio il contributo di 500 milioni di euro circa che lo Stato dà ogni anno alle scuole è irrisorio. La presenza di queste realtà oggi è una enorme risorsa per lo Stato. Dal loro venir meno lo Stato subirebbe un grande danno sia sotto il profilo economico che sociale”. 
Inoltre, aggiunge Masi “da circa due anni c’è un lieve calo complessivo dei ragazzi che frequentano le paritarie. Poi c’è un dato che le nostre scuole sperimentano quotidianamente: soprattutto nelle superiori, dove le rette sono ovviamente più alte, le famiglie sono in difficoltà. Ricordiamo inoltre che in Italia chi manda i figli alle paritarie non ha alcuna possibilità di detrarre le spese per l’istruzione che sceglie per i propri figli”.