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Lo scatto che scotta

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Con il decreto legge n. 78 del 31 maggio 2010, convertito in legge n. 122 il 30 luglio 2010, si era disposto, all’art. 9 comma 23, che al personale scolastico gli anni 2010, 2011, 2012, non sarebbero stati utili ai fini della posizione stipendiale e dei relativi incrementi economici previsti dalle norme contrattuali vigenti.
Un provvedimento di dubbia costituzionalità, che costringeva il personale scolastico, già duramente colpito dalla scure della legge finanziaria n. 133/2008, a concedere tre anni di lavoro che non sarebbero mai più potuti essere riconosciuti ai fini dell’avanzamento delle posizioni stipendiali. 
Si potrebbe dire tre anni invisibili, da cancellare dal calendario degli scatti di anzianità.
Come se ad un tratto qualcuno avesse spostato il datario 3 anni in avanti, senza la possibilità di recuperarli. Infatti le buste paga del mese di agosto 2010 hanno visto spostata la data di scadenza degli scatti in avanti nel tempo. 
La protesta vibrata dei sindacati ha fatto tornare il ministro Tremonti e il ministro Gelmini nei loro passi, tanto che nel gennaio 2011 hanno redatto un decreto interministeriale riparatore.
Si tratta del decreto n. 3 del 14 gennaio 2011, dove si destinano le somme trattenute dall’art. 64 comma 9 della legge. n. 133/2008 (circa 2,5 miliardi di euro da destinare al merito) a compensare quanto previsto con l’art. 8 comma 14 della legge n. 122/2010.
Per l’anno 2010 si sono destinati, senza problemi, 320 milioni di euro per pagare gli scatti.
Per il 2011 invece i conti non tornano e mancherebbero all’appello 250 milioni di euro, per soddisfare tutto il personale che dovrebbe scattare. Il ministro Profumo tace al riguardo e le sue promesse di vedere gli scatti nella busta paga di maggio sono caduti nel vuoto. La questione si sta facendo scottante, si potrebbe dire che lo scatto scotta.
La questione scatti si sta facendo incandescente e i sindacati tutti sono sul piede di guerra, al ministro Profumo conviene buttare acqua sul fuoco e trovare le risorse per saldare il dovuto.