Home Attualità Mary Poppins e la “pillola”: ecco perché serviva lo zucchero

Mary Poppins e la “pillola”: ecco perché serviva lo zucchero

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Basta un poco di zucchero e la pillola va giù! Ma perché dovrei usare dello zucchero per ingoiare una pillola; al massimo un sorso d’acqua, non credete?

Tutti ricordiamo la canzone del film Mary Poppins di Walt Disney del 1964, ma può la mitica Mary aver sbagliato? No!

E infatti a sbagliare non è la “supertata”, interpretata nel film da una magistrale Julie Andrews, ma la traduzione italiana della canzone. Perché il testo originale infatti recita: “Spoonful of sugar helps the medicine go down”, dove medicine non può essere tradotto con pillola. La canzone infatti fa riferimento a una medicina, e non una qualsiasi, ma a una molto particolare: il vaccino Sabin contro la poliomielite.

Come molti sanno la poliomielite, anche detta “paralisi infantile”, è una malattia virale acuta, altamente infettiva, che nelle sue numerose ondate epidemiche ha colpito centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo, specialmente bambini. Quando non uccideva questa feroce malattia provocava paralisi irreversibili e dunque danni permanenti. Il genere umano ha dovuto a lungo convivere con il virus della polio senza aver a disposizione alcun rimedio utile. Solo nel corso del secolo scorso, grazie ai vaccini, questa malattia è stata progressivamente sconfitta: il primo vaccino fu quello sviluppato da Hilary Koprowski nel 1950, al quale si aggiunse quello ideato da Jonas Salk nel 1952 e, infine quello di Albert Sabin che fu autorizzato nel 1962.

Il vaccino sviluppato da Sabin era in grado di proteggere bene da tutti i ceppi virali già dopo una sola somministrazione, somministrazione che peraltro avveniva per bocca: si trattava infatti di un vaccino in gocce. La grande facilità nella somministrazione e la comprovata efficacia lo resero nel giro di poco tempo il vaccino più diffuso. Le gocce, dal sapore molto amaro, venivano appunto messe su un cucchiaino e per farle ingerire ai bambini venivano mischiate con…un po’ di zucchero.

Albert Sabin, virologo polacco naturalizzato statunitense, nacque da una famiglia povera, ma grazie a un ricco parente potè iniziare a studiare odontoiatria. Dopo aver letto il libro “I cacciatori di microbi” di Paul de Kruif decise però che avrebbe dovuto studiare medicina. Quando riuscì nell’impresa di sviluppare un vaccino contro la polio, volle che potesse essere accessibile in tempi rapidi a tutti i bambini del mondo, anche a quelli più poveri. Per questo decise di rinunciare a ogni compenso sulla sua invenzione: non brevettò mai il vaccino.

Amava dire: «È il mio regalo a tutti i bambini del mondo». Durante la guerra fredda inoltre donò i suoi ceppi virali all’Unione Sovietica per permettere lo sviluppo del vaccino anche dall’altra parte del mondo.

Nonostante quaranta lauree honoris causa e altrettanti riconoscimenti in tutto il mondo, Sabin non fu mai insignito del premio Nobel e morì in condizioni economiche disagiate a Washington nel 1993.