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Mastella: contro il bullismo serve un’alleanza educativa trasversale

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Anche il Guardasigilli Clemente Mastella entra in campo sul tema dell’imperversare del bullismo tra i giovani esplicitando le sue idee per contrastarlo: secondo il ministro della Giustizia non bisogna pensare che la soluzione agli atti di violenza sia quella di abbassare la soglia minima di punibilità, ma occorre piuttosto investire in un’alleanza educativa trasversale a tutte le istituzioni frequentate dai giovani. “Bisogna montare la guardia con un patto, un’alleanza educativa tra la famiglia, la scuola, la Chiesa e le altre realtà di formazione: solo prevenendo – ha spiegato il ministro, al termine della visita del Papa al carcere minorile di Casal del Marmo – si può sconfiggere la malapianta della criminalità, sia adulta che minorile”.
Il ministro non ritiene quindi utile ridurre la soglia della responsabilità penale da 14 a 12 anni per combattere la delinquenza minorile poiché nei Paesi che hanno adottato questa soluzione le statistiche indicano che non ci sono stati effetti: sarebbero invece più congrui “altri strumenti – ha detto Mastella – di carattere socio-educativo, culturalmente più vicini alla nostra tradizione giuridica e alle migliori prassi dei nostri uffici giudiziari”. 
Secondo il Guardasigilli uno di questi strumenti può essere rappresentato anche da un’esperienza negativa, ma importante, come quella del carcere: un’esperienza che può infatti far maturare i ragazzi in difficoltà: “Vogliamo che anche il carcere riesca a favorire la libera e positiva evoluzione di ogni coscienza – ha spiegato Mastella – e la prospettiva di un apporto fattivo alla società civile, così come la famiglia e la scuola educano ad essere adulti e cittadini. Prendiamo queste istituzioni come pietre di paragone perché le riteniamo espressioni naturali di convivenza e di sviluppo, niente affatto superate, è il caso della famiglia da una malintesa modernità”. 
La collaborazione tra le diverse istituzioni che vivono i ragazzi può quindi iniziare rendendo “il carcere stesso – ha concluso il Guardasigilli – alla stregua di una di quelle formazioni sociali ove si riconosce e si svolge la personalità dell’uomo, in modo non diverso da quanto accade per la famiglia, la scuola e il luogo di lavoro”.

Le parole di Mastella seguono la vibrante reazione dell’Associazione Italiana Genitori (A.Ge.) che un paio di giorni prima aveva detto “no alla strumentalizzazione mediatica che mette la famiglia sul banco degli accusati per il fenomeno del bullismo”. 
Secondo l’associazione ci sarebbe in atto un “processo mediatico in particolare da parte dell’informazione televisiva nei confronti dei genitori” definiti “pressoché gli unici e colpevoli responsabili delle inefficienze del sistema educativo nazionale e delle politiche scolastiche” pur “non avendo mai una voce per spiegare e difendersi”.
“In queste settimane – ha fatto sapere l’A.Ge in una nota – è in corso una campagna, anche sulla carta stampata, volta a dimostrare, senza possibilità di replica, che i genitori sono colpevoli del bullismo, del degrado dell’istituzione scolastica, di incitamento alla violenza. 
Secondo alcune dichiarazioni espresse in Tv, proprio a causa dell’impossibile dialogo con le famiglie, 150mila insegnanti andrebbero in pensione. La recente campagna mediatica che ha posto la famiglia sul banco degli accusati è semplicistica e ingiusta. Così come il Ministro della Pubblica Istruzione Giuseppe Fioroni è attento a distinguere fra i tanti insegnanti che fanno il loro dovere e alcune ‘mele marce’, così anche a proposito di famiglia non si può fare di tutte le erbe un fascio”.
Le parole di Mastella si sposano quindi in pieno con quelle dell’associazione dei genitori. “È ormai unanimemente riconosciuto – continua l’A.Ge – che sulla famiglia grava gran parte dei costi sociali: diversamente abili, anziani, persone con problemi psichiatrici, tutti fanno carico sulle famiglie di origine. Sulla famiglia si scaricano poi altre tensioni: la crisi economica, l`integrazione e via dicendo.La famiglia però è sola ad affrontare tutte queste problematiche. Manca una adeguata politica di sostegno alle famiglie che consenta loro di affrontare le varie forme di disagio. 
E manca un vero protagonismo delle famiglie, che a volte sono consultate, spesso sono oggetto di interventi, ma difficilmente sono coinvolte nelle scelte”.