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Modena, vita dura per i vandali: paghino i danni e facciano volontariato

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Il “giro di vite” contro il bullismo scolastico comincia ad essere attuato anche a livello locale: il presidente della Provincia di Modena, Emilio Sabattini, ha annunciato che nei casi di vandalismo nelle scuole superiori commessi da giovani, una volta accertate le responsabilità, la sua giunta non si limiterà alla richiesta di danni, costituendosi parte civile nei procedimenti, ma chiederà anche che “i ragazzi si rendano disponibili a svolgere attività di volontariato”.
Una decisione che se da una parte può sembrare restrittiva, dall’altra rispecchia ampiamente la normativa vigente in fatto di comportamenti deviati commessi da minori: sempre per il Sabattini il provvedimento soddisfa “sia la necessità di punire con fermezza questo tipo di comportamenti, sia il bisogno di ricostruire con questi giovani il senso di appartenenza alla comunità e un rapporto di corresponsabilità rispetto ai beni pubblici”.
La Provincia emiliana proporrà questa soluzione anche ai ragazzi presunti responsabili dei danneggiamenti al liceo Muratori del maggio dello scorso anno, così come al giovane per il quale è stato avviato il procedimento per un tentativo di intrusione nell’istituto Barozzi esattamente un anno fa. “La legge consente oggi, in determinate situazioni, la condanna alla prestazione di attività non retribuita a favore della collettività – spiega Sabattini – ma quello che chiederemo ai giovani e alle loro famiglie è un vero e proprio impegno di volontariato, da definire caso per caso e in accordo con i Servizi sociali dei Comuni, che va oltre ciò che prevede il Codice penale e che vuole avere anche un valore educativo di restituzione morale: un impegno personale a servizio della comunità che è stata danneggiata”. Se la decisione della Provincia emiliana dovesse avere gli esiti auspicati è probabile che costituisca una soluzione presto replicabile anche in altre zone d’Italia. L’escalation degli episodi di violenza, anche nelle aule scolastiche, risulta ad oggi un problema contro cui molte amministrazioni provinciali e comunali (che segue la scuola primaria) hanno deciso di contrastare con provvedimenti ad hoc: poche però sono passate ai fatti. Per questi motivi l’iniziativa modenese potrebbe rappresentare una soluzione pilota.