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Nuovo concorso riservato: quali modalità di reclutamento?

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Si parla sempre più insistentemente di un nuovo corso-concorso riservato per il reclutamento e la formazione di dirigenti scolastici secondo quanto decretato dall’art. 1, sexies del D.L. n. 7/2005, convertito nella Legge n. 43/2005 e al quale potranno partecipare i dirigenti incaricati da almeno un anno di servizio.
L’impegno, assunto con le organizzazioni della categoria e con i sindacati tempo addietro dall’amministrazione scolastica centrale di indire il concorso entro il mese di marzo del prossimo anno, è stato confermato anche dalle intenzioni delle forze politiche della maggioranza.
Giorni addietro è stato presentato un disegno di legge per l’avvio dell’iter del bando che prescinda dalle preventive verifiche delle vacanze dei posti.
Il disegno di legge dovrà essere discusso e approvato dalle Camere, ma atteso l’incalzante periodo pre-elettorale della prossima primavera, si ha più di un motivo per ritenere che l’iter parlamentare, per fortuna, questa volta sarà agevole.
È certamente condivisibile che così sia, visto che il corso-concorso ordinario in atto per il reclutamento di appena 1.500 dirigenti scolastici, corrispondenti al 50% dei posti messi a suo tempo messi concorso con quello riservato, non riuscirà a coprire tutti i posti vacanti al momento, cui dovranno essere sommati quelli che nelle more dell’espletamento si renderanno vacanti.
Ma un’altra ragione è sottesa al consenso di indizione di un nuovo corso-concorso riservato, nel minore tempo possibile. Non può essere, infatti, sottaciuta l’importanza che il ruolo, le funzioni e i compiti della dirigenza scolastica assumono nell’attuale momento di implementazione della riforma e di trasformazione del sistema scolastico, colà dove la trasformazione si dovrà necessariamente identificare con il reale miglioramento.
La situazione di attuale deriva della scuola italiana affonda le radici sicuramente nell’incapacità della classe politica di questi ultimi decenni che non ha saputo, né voluto, porre l’istruzione e la formazione ai primi posti delle scelte politiche e anteporre i problemi della trasformazione della scuola a tanti altri problemi che pure urgevano, tanto che la crisi della scuola è esplosa fino a divenire ingovernabile.
È innegabile, d’altra parte, il fatto che pure la dirigenza scolastica si è trovata impantanata nelle secche della vacuità culturale che ha circolato, e circola, nel mondo della scuola in questi ultimi anni, quando di tutto si è parlato tranne che dei problemi culturali connessi all’istruzione e alla formazione dei giovani.
La scuola, è fin troppo noto, ha rinunciato al suo ruolo di promozione culturale distratta com’è stata, ed è ancora oggi, dall’overdose di progettualità, dal rincorrere quotidianamente iniziative e attività finalizzate a gettare fumo negli occhi pur di apparire rinnovata e di esibire risultati, non sempre documentati né valutati scientificamente, raggiunti dagli alunni in percorsi proposti, ed imposti, dall’esterno che talvolta hanno pure generato momenti di grave tensione tra il corpo docente.
I dirigenti scolastici tante volte sono stati essi stessi distratti dal surplus di impegno e dalle tensioni conseguenti al clima vissuto dalle scuole ed hanno trascurato il ruolo culturale e pedagogico dal quale qualsiasi istituzione educativa non può prescindere.
Le penose e ansiose attese del rinnovo del contratto avvenuto dopo ben sette anni, le difficoltà stesse per una loro migliore collocazione nella scuola che sta venendo fuori dall’implementazione della riforma, hanno più volte sollecitato l’urgenza di una re-definizione della loro professionalità.
La copertura dei tutti i posti vacanti nel più breve tempo possibile, come pare di capire dall’impegno dell’amministrazione e dall’attuale attenzione delle forze politiche, rappresenta sicuramente il primo passo.
Occorre, però, pensare a nuove modalità di reclutamento in occasione del prossimo corso-concorso riservato attesi i dubbi, le incertezze, le incongruenze fin qui dimostrate, facendo sì, innanzitutto, che sia snellito – il che non vuole dire semplificato perché il concorso divenga più…semplicistico – l’iter e che, indipendentemente dall’organizzazione e la gestione del livello regionale, la Direzione Generale competente, non si limiti ad emanare il bando, ma crei una regia e stabilisca l’uniformità dei tempi, della scelta delle prove, ecc.
Solo così il corso-concorso potrà avere il suo carattere nazionale per il reclutamento di dirigenti scolastici di una scuola che, a parte tutto, è ancora nazionale.