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Pensioni quota 100, Europa e Ocse dicono no: con l’anticipo a 62 anni addio crescita

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Non è stata solo la Commissione Ue, capitanata dal commissario agli affari economici Pierre Moscovici, a stroncare la legge di bilancio predisposta dal Governo M5S-Lega, a cominciare dalla decisione di fare marcia indietro sulla politica del rigore estremo imposta in Italia negli ultimi sette anni sul fronte pensionistico.

Fratzscher: troppi rischi percepiti

“Per l’Italia è una catastrofe, perché questo stallo distrugge la fiducia delle imprese”, ha detto all’Ansa il presidente dell’istituto tedesco DIW, Marcel Fratzscher, commentando la bocciatura della manovra da parte dell’Ue e invitando a “sedersi al tavolo, e trovare un compromesso”.

“Se il governo italiano – ha continuato – presentasse un piano che aiuta la gente, che genera crescita e lavoro, credo che nessuno in Europa direbbe no. Ovviamente si potrebbe obiettare che è quello che sta facendo adesso. Ma non è vero. Se lo facesse, i mercati finanziari e anche la gente, in Italia, non reagirebbero così negativamente. I premi di rischio salgono quando si perde la fiducia nel governo”.

Quota 100 e flat tax? Inadeguate

“Naturalmente – ha continuato – ci sono ancor possibilità di negoziare senza che nessuno perda la faccia: Bruxelles dovrebbe dire capiamo che il governo italiano ha bisogno di più margine per fare crescita, e vi diamo più tempo, e più possibilità di aumentare il deficit, ma dall’altro lato servirebbe un piano convincente per lavoro e crescita”.

Infine, Fratzscher ha detto che commentato la revisione della riforma delle pensioni e il reddito di cittadinanze: “una misura giusta in via di principio”, secondo l’ex economista, non sono la strada adeguata in questo momento.

Ocse: la riforma delle pensioni compromette la crescita

A dire no alla riduzione dell’età pensionistica in Italia, in particolare alla cosiddetta quota 100, è stata anche l’Ocse, attraverso l’Economic Outlook 2018: l’anticipo anche a 62 anni dell’età pensionabile, si legge nella scheda dedicata all’Italia, non solo “aggraverà le diseguaglianze tra generazioni aumentando il già alto livello di spesa previdenziale”, ma è anche probabile che riduca “la crescita di lungo termine riducendo la popolazione in età lavorativa”.