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Per la sicurezza nelle scuole ci vogliono fatti non indagini conoscitive

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Il crollo di parte dell’intonaco del soffitto nei bagni della scuola elementare “Tortorelle” di Agrigento, dove è stata messa a rischio l’incolumità di due bambini, sembra scatenare la reazione parlamentare nei confronti della mancanza di sicurezza all’interno delle nostre scuole. Infatti, dalla Commissione Cultura e Istruzione della Camera arriva la richiesta di un’indagine conoscitiva sulla situazione complessiva della sicurezza dell’edilizia scolastica in Italia anche in considerazione della sismicità del territorio italiano. A tal proposito nel blog di Manuela Ghizzoni, vicepresidente della Commissione Cultura e Istruzione della Camera, si pubblica un post che nella parte finale dice: “L’obiettivo è quello di coinvolgere tutti i soggetti che hanno responsabilità politiche perché vengano trovate risorse e modalità di interventi per la sicurezza. Considerato il carattere sismico del nostro territorio, un intervento in materia è ancora più urgente. È fondamentale, in particolare, verificare lo stato di realizzazione di alcuni interventi già previsti come l’anagrafe dell’edilizia scolastica e il piano triennale approvato dal centrosinistra con la finanziaria 2007 che prevede 900 milioni di euro”.
Tutto bene ma forse, vista la drammatica situazione in cui versano le strutture edilizie di molte scuole, è finito il tempo delle indagini conoscitive e degli incroci statistici di dati. In altre parole più fatti e meno parole. Sono necessari e urgenti fatti come il togliere l’edilizia scolastica dal patto di stabilità in modo da permettere agli enti locali di investire con nuove risorse economiche, perché in ballo c’è la sicurezza dei nostri figli.