
Si è sollevata una polemica attorno all’incontro condotto da un prete tiktoker di Vercelli con alcuni studenti di scuole medie e superiori organizzato dal Comune. Un gruppo di genitori ha scritto una lettera di protesta a La Stampa, appoggiata da Arcigay Rainbow.
Il testo integrale della lettera
Ecco il testo della lettera: “Noi, gruppo di genitori di alcuni studenti e alcune studentesse, scriviamo il presente comunicato per esprimere il nostro sdegno rispetto a quanto accaduto durante il cosiddetto ‘confronto’. Infatti, grazie alle testimonianze dei/lle nostri/e figli/e, abbiamo appreso che una parte dell’intervento del sacerdote-influencer è stata dedicata al Q&A, durante il quale i giovani e le giovani presenti in sala, in gran parte minorenni, hanno posto alcune domande”.
“Tali domande trattavano di questioni quali l’aborto, il diritto all’adozione per coppie omogenitoriali, il divorzio, la valenza delle altre religioni in confronto a quella cattolica e, nonostante esulassero dal tema dell’incontro, hanno trovato risposta nelle offensive ed esplicite opinioni del prete. Quest’ultimo ha enunciato, senza mezzi termini, di essere contrario al diritto di interruzione volontaria di gravidanza, così come al diritto delle coppie omosessuali di adottare dei figli, ha peraltro affermato di essere contro l’esistenza stessa delle coppie omosessuali, ha presentato il divorzio come un fallimento del matrimonio e ha ribadito la superiorità della religione cattolica rispetto a tutte le altre (presentate invece come culti minori e di poco conto)”.
Nessun contraddittorio
“Tralasciando la discutibilità delle opinioni presentate come verità assolute ai minori, a provocare sdegno sono altri fattori: nessuna delle persone presenti sul palco o degli/delle insegnanti in sala ha tentato di bloccare o, perlomeno, mediare le risposte, facendo sì che si riportasse l’attenzione al tema dell’incontro (l’utilizzo dei social e la comunicazione); le scuole hanno presentato questo evento come ‘obbligatorio’, infatti, i genitori che – col senno di poi diremmo a ragione – non avessero voluto lasciar partecipare i propri figli/e avrebbero dovuto tenerli/e a casa da scuola; ai ragazzi e alle ragazze non è stato proposto un vero e proprio ‘confronto’ sui temi che sono stati esplorati, non avendo infatti a disposizione sul palco dei rappresentati di altre correnti di pensiero slegate dalla visione tradizionalista e bigotta che è stata presentata. Questo è segno del fatto che l’organizzazione non aveva previsto un confronto su queste tematiche, ci si chiede allora perché nessuno abbia posto un freno alle risposte date, come scritto sopra. Ancora, sembra quasi che la ‘controparte’ fosse rappresentata dai minorenni che, non avendo ricevuto alcuna formazione in preparazione dell’evento, hanno finito per essere considerati come individui da ricondurre sulla retta via grazie alle parole del parroco”.
“In attesa di valutare se sussistano gli estremi per un’azione legale, ci auguriamo che si tratti di un fatto isolato e che il Comune organizzi incontri più ragionati, soprattutto con le scuole, possibilmente con esperti ed esperte che non si prendano la libertà di trattare tematiche esterne al proprio ambito”, hanno concluso.