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Una proposta per dare un segnale forte alla scuola

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A scanso di equivoci: sicuramente io non sono in cerca di notorietà su questo terreno,  però di certo non mi tiro indietro dall’espormi personalmente, anche in inglese, ovviamente, laddove occorre; infatti, io mi sono pronunciato in pubblico contro i sindacati nella più recente riunione sindacale alla quale ho partecipato (non andavo ormai da anni, per una mia precisa scelta di dignità, e adesso sono andato apposta a dire ciò che dovevo dire)  e nella quale ho anche parlato della necessità di una class action degli insegnanti proprio facendo a meno dei sindacati.

Io ho una proposta da formulare a lei, al consiglio d’istituto, al collegio docenti, insomma, alla nostra scuola.

Diamo un segnale autonomo, piccolo ma forte, allo stato italiano il quale delinque nei confronti degli insegnanti per quella che ormai sembra diventata una tradizione solidissima che dà per scontato il fatto che gli insegnanti italiani debbano essere costantemente mortificati e calpestati rispetto ai colleghi europei – per esempio – francesi o tedeschi, i quali, come sappiamo, per un medesimo carico di lavoro, guadagnano giustamente uno stipendio adeguato per un insegnante, ovvero circa il doppio di quello italiano.

Per quanto ancora dobbiamo sopportare tutto ciò?

Noi abbiamo il dovere etico di fare qualcosa, abbiamo la responsabilità educativa di reagire pur pacificamente proprio perché noi siamo formatori.

Per esempio, è fin troppo evidente che lo stato italiano vuole perfino metterci gli uni contro gli altri con la incresciosa faccenda del bonus premio per docenti meritevoli. È come se il padrone dicesse agli animali da soma : “Ecco, abbiamo qualche brandello di lardo in avanzo : distribuitevelo fra voi a modo vostro, datelo a chi voi ritenete abbia sgobbato meglio o di più”.

La mia proposta è: distribuiamo invece a pioggia i soldi dell’infame bonus premio docenti meritevoli, e questo certamente ed ovviamente NON perché così facendo ognuno di noi si arricchisce, bensì per dimostrare che noi non vogliamo più giocare a questo criminoso gioco governativo. Se io dovessi far parte della commissione di docenti che valuta il lavoro dei propri colleghi in termini finanziari,  oppure se io ricevessi il bonus premio,  lo distribuirei fra i miei colleghi, perché dare o ricevere un simile “premio” mi imbarazzerebbe nei confronti dei miei colleghi stessi compagni di sventura, anche in caso di sondaggio fra studenti, genitori etc.

Un bonus per docenti meritevoli avrebbe  forse/semmai  un senso se esso fosse basato innanzi tutto su un substrato stipendiale dignitoso, cioè se fosse davvero un  premio-surplus,  non invece un elemento offensivo basato su un substrato economico miserabile come quello ormai tradizionale degli insegnanti italiani ; ma soprattutto un simile bonus avrebbe senso soltanto se basato su un parametro serio, legittimo, oggettivo e non-discrezionale, ovvero su un numero di ore lavorative di straordinario a scuola oltre le 18 settimanali di classe, dimostrabili con cartellino-presenza o registro. Non stiamo dunque parlando di un bonus premio al merito da valutare fra pari  (che è una formula già capziosa e discriminatoria per mettere gli insegnanti gli uni contro gli altri, appunto) bensì semplicemente di ore di straordinario per chi eventualmente sente di aver le forze per farle, come in altre realtà produttive (a scanso di equivoci, nel link qui allegato è inclusa una mia lista, “Protesta Docenti”, riguardante il lavoro che ogni insegnante svolge comunque al di fuori delle 18 ore settimanali di classe).

Cosa accade ad altre categorie professionali fondanti che richiedono autentiche responsabilità sociali? Ad esempio, ai medici? Quanto guadagnano? Devono gestire un paziente per volta oppure 25 “pazienti” teenagers ogni ora simultaneamente? Non per togliere ai medici il merito assoluto loro dovuto, sul quale giustamente si basa una società civile, s’intende, ma hanno forse gli insegnanti una minor responsabilità nei confronti della società stessa? I medici davvero hanno studiato / studiano, hanno ricercato / ricercano, di più di un docente-studioso di letteratura o di fisica? Ovviamente poi esistono medici bravi e meno bravi, che si impegnano di più o di meno, come in ogni categoria professionale: e chi lo stabilisce? C’è forse anche un bonus-merito statale dato in  gestione ad una commissione di medici i quali debbono poi valutarsi fra di loro?

E i militari, i quali hanno possibilità di avanzare fra vari gradi di carriera, e considerevolmente di stipendio,  e i quali possono scegliere di andare in pensione a 55 anni? Ne conosco : un mio ex compagno di scuola mi dice che è stato chiuso in una scatola in mezzo al mare per una vita nella marina militare e adesso merita la giusta pensione; io non gli dico che lui non merita la pensione, gli dico però che un insegnante sta chiuso in una scatola con 25 alunni teenagers simultaneamente ogni ora ogni giorno ogni anno, e le famose vacanze scolastiche gli servono per leccarsi le ferite, però secondo lo stato italiano un insegnante non può scegliere di andare in quiescenza pur con una pensione minima (oggi è così, mentre in un passato abbastanza recente era diverso, si sa) alla stessa età del mio amico militare, anzi, secondo lo stato italiano il lavoro di insegnante è un lavoro che, come altri, si può svolgere fino a 67 anni, ovvero non è usurante, e va sottopagato perché evidentemente è un lavoro da lavativi per antonomasia. Questi sono fenomeni che accadono in Italia, non in Francia, non in Germania, ad esempio.

Qui un docente di matematica o economia o diritto, può essere titolare di uno studio da ingegnere, da commercialista o da avvocato, e vendere quindi i propri prodotti/servigi,    invece un docente di letteratura o storia e filosofia non può essere titolare di una libreria. Magari mi sbaglio.

Comunque, non voglio divagare.

Torniamo al punto. Se ogni scuola ha un’autonomia sufficiente per attuare una piccola decisione del genere, allora ciò costituisce soltanto un esempio, ripeto, ma rappresenta almeno un giusto segnale di rifiuto contro lo stato italiano che si dimostra mafioso verso noi insegnanti;  è una dovuta affermazione della nostra dignità, da parte di noi stessi insegnanti, e va adeguatamente diffusa dai media nazionali.

Facciamo partire – però davvero, una volta per tutte – una rivoluzione pacifica degli insegnanti italiani, in questo caso dal liceo Petrarca di Trieste.

Altro che ennesime elezioni politiche!

E  se/appena  un sindacalista (non mi riferisco qui ai colleghi delle RSU)  si affaccia alla nostra porta, buttiamolo fuori, non in senso violento,  come Cristo fece nel tempio con gli usurai : ne abbiamo ormai tutte le buone ragioni.

Quante e quali altre cialtronerie ancora dovremo tollerare da parte dei sindacati del comparto scuola i quali sono esattamente  Squealer ne “La fattoria degli animali” di Orwell?

C’è forse da sorprendersi se molti docenti, anziché partecipare a inutili scioperi-farsa  a spese proprie, oppure andare alle riunioni sindacali, preferiscono andarsene a mare?

Come si può lavorare bene nella mortificazione costante? Se qualche insegnante si stanca, si demotiva o si ribella, lo stato italiano, anziché premurarsi di dare il  DOVUTO in bene (ad esempio, il nostro contratto è bloccato da dieci anni a fronte di sprechi finanziari settoriali nazionali indicibili),   criminosamente e mafiosamente  risponde perfino minacciando bastonate e dicendo : “Se ti va, è così ;  se invece ti lamenti,  allora peggioreremo la situazione di voi insegnanti che siete tutti fannulloni,   e tu sei libero di licenziarti”.

E dire che noi insegnanti stra-paghiamo tasse in enormi trattenute alla fonte!

Complessivamente questo è crimine da parte dello stato, il quale così mostra di voler ammazzare docenti validi.   In quanto a me, non sono io a dover dire se sono stato o sono rimasto ancora (oggi cinquantaquattrenne, con cent’anni di servizio mortificato dallo stato a gravare sul mio groppone), nonostante tutto, un docente valido : lo diranno eventualmente i miei studenti degli anni trascorsi, e i loro genitori; non può certo dirlo né saperlo  lo stato italiano.

Cosa rappresentano le nostre istituzioni, nella nazione, all’estero, su ogni mass-media,  quando (neanche alle spalle, ma proprio sfacciatamente) esse mortificano gli educatori della comunità nazionale? Con quale faccia i rappresentanti delle nostre istituzioni parlano ai nostri studenti? Altro che discorso di Capodanno del presidente della repubblica!

Dunque a lei, al consiglio d’istituto, al collegio docenti, la decisione sull’approvazione di questa mia proposta.

Essa deve però avere risonanza mediatica nazionale, ripeto, diversamente non varrà ad alcunché, ed occorre agire adesso.

E, mi scusi, io preferirò non sapere se eventualmente qualche nostro collega non fosse d’accordo con questa mia modesta iniziativa e con la mia legittima presa di posizione contro lo stato italiano : infatti, se qualcuno di noi ipoteticamente fosse in disaccordo con questo, la cosa si commenterebbe da sé, e si tratterebbe di insegnanti che meritano il trattamento che lo stato italiano riserva però purtroppo a tutti noi.

Questo è il mio modesto contributo alla buona causa.

What’s in a word?  More than you can imagine.

Alessandro Giudice