Home Personale Raccolte già 60mila firme sui dubbi di costituzionalità del DdL scuola

Raccolte già 60mila firme sui dubbi di costituzionalità del DdL scuola

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In attesa che le firme siano ancora più copiose, infatti mancano all’appello le firme di moltissimi docenti che sono contrari al ddl scuola, ma che non conoscono questa petizione, è stata chiesta udienza al presidente Mattarella.

La petizione sta circolando anche via whatsApp, ed ha lo scopo di fermare questo disegno di legge definito da Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda Insegnanti, un “vero e proprio mostro giuridico”.

Il motto lanciato da chi sta raccogliendo così tante firme è: “Insieme ce la possiamo fare!”. Questa riforma, dicono le associazioni che hanno lanciato la campagna di firme, precarizza anche i docenti di ruolo, oltre quelli già precari.

Per firmare la petizione organizzata da una serie di siti internet che si occupano di scuola, basta clicare il seguente link: #LaVeraScuola.

Si chiede una firma per evitare che il prof, un tempo di ruolo, oggi a tempo indeterminato, domani non diventi a scadenza triennale. A questa offensiva delle numerosissime firme è corrisposto da parte del Governo il tentativo, pare miseramente fallito, di convincere i docenti della bontà del disegno di legge ed in particolare della futura leadership del dirigente scolastico. Il ministro dell’istruzione non vuole sentire parlare di presidi-sceriffo, di presidi-padroni o di super presidi, si tratta, secondo il responsabile del Miur di leader educativi. Francamente leggendo l’art. 7 del DdL scuola si capisce che il potere assegnato ai dirigenti scolastici, è tale che la vita professionale di ogni singolo docente dipenderà dalla personale opinione che il Ds avrà dello stesso docente. A questo punto i docenti saranno ancor più che precari, assoggettati totalmente al volere del “Dio Preside”, e timorosi di deluderlo.

Certe cose le aveva immaginate solo Paolo Villaggio nella rappresentazione comica di Fantozzi e Filini di fronte al Mega Direttore Generale. Ma la Scuola della Repubblica è una cosa seria, e non vogliamo finire come i poveri ragionieri della commedia fantozziana.