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Religione cattolica, è boom di presenze su internet

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Quasi 30 mila siti, mezzo milione di pagine e duemila blog: sono i numeri della presenza della religione cattolica su internet. A quantificarli, utilizzando le parole chiave legate al cattolicesimo nei contenuti del web a targa italiana, sono stati i ricercatori dell’Istituto di informatica e telematica del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa. Lo studio esce – in accordo con l’Ufficio per le Comunicazioni sociali della Conferenza episcopale italiana – in contemporanea al convegno “Testimoni digitali”, organizzato dalla stessa Cei dal 22 al 24 aprile a Roma.
La ricerca dell’Iit-Cnr ha evidenziato la presenza in rete di 29.496 siti .it che dedicano un certo numero di pagine ad argomenti connessi alla religione cattolica: di questi una parte notevole (18.597) conta una presenza rilevante di pagine di argomento religioso. Dal conteggio sono stati esclusi i siti palesemente blasfemi (1.366), quelli riferiti alla religione in maniera impropria o non significativa (siti informativi, hotel, pubbliche amministrazioni, etc.). Ugualmente esclusi i siti con suffissi diversi (ad esempio .com o .org).
I ricercatori hanno analizzato complessivamente 2.884.000 url partendo dai dati del Registro .it (l’organismo dell’Istituto che assegna e gestisce i domini .it): di questi, 1.600.000 (pari a quasi 32 milioni di pagine) contenevano il minimo di parole chiave legate al cattolicesimo tra quelle identificate da un gruppo di esperti e operatori del web ‘cattolico’. Sono stati poi eliminati siti e pagine dove il riferimento alla religione era fuorviante.
Alla fine è emerso che le pagine contenenti riferimenti al cattolicesimo sul web .it sono complessivamente 562.574, pari all’1,76% del totale del campione analizzato. La percentuale, apparentemente modesta, è in realtà significativa considerando a titolo di paragone che le pagine del web .it con riferimenti alla politica, uno degli argomenti più “caldi” nella Rete italiana, sono circa 930mila (2,9%) ospitate da circa 34.500 siti, sostanzialmente pochi in più dei 29.496 “cattolici”: la differenza di pagine si deve al fatto che i siti “politici” di norma hanno più pagine.
Ulteriori spunti sono giunti dalla classificazione geografica presa in esame da Lorenzo Luconi Trombacchi (dell’Unità sistemi e sviluppo del Registro .it) in base alla residenza di chi ha registrato i siti. In testa la Lombardia, che conta quasi il 17% dei domini di matrice cattolica; seguono Lazio (13%), Veneto (7,77%), Campania (7,36%), Toscana (7,22%) e Sicilia (7,08%). Il risultato di Campania e Sicilia è sorprendente, poiché nella classifica sulla diffusione di Internet in Italia, elaborata dall’Iit-Cnr in base al numero dei domini .it registrati, le due regioni risultano rispettivamente al quindicesimo e terz’ultimo posto. Per quanto riguarda le province, è Roma a primeggiare (10,7% del totale) davanti a Milano (7,8%).
“I numeri – ha osservato il direttore dell’Iit-Cnr, Domenico Laforenza – testimoniano l’interesse con il quale la Chiesa cattolica guarda ai nuovi media. Anche ottant’anni fa, quando papa Pio XI inaugurò con Guglielmo Marconi la Radio Vaticana, la scienza offrì un contributo determinante nello sviluppo dei moderni sistemi di comunicazione. Oggi che Internet è una realtà consolidata, il Cnr continua ad assolvere un ruolo chiave nello sviluppo della ‘Rete che verrà’, l’Internet del futuro, dal punto di vista tecnico-scientifico e culturale”.
L’interesse della Chiesa per i new media è confermato dal ulteriori dati resi noti dall’Associazione dei webmaster cattolici e pubblicati su “Focus .it”: ebbene, l’85,7% delle 26 mila parrocchie italiane abbia già uno o più computer e il 70% sfrutti una connessione a Internet; nelle parrocchie che hanno un sito web, il 93,7% dei sacerdoti ricerca e scarica materiale per la propria attività. E non è finita: una ricerca internazionale, la ‘Picture’, condotta dal prof. Lorenzo Cantoni, ha documentato l’interesse dei religiosi verso le nuove tecnologie: il 62,4% dei sacerdoti nel mondo (il 49,5% in Italia) usa la Rete almeno una volta la settimana nell’attività pastorale; appena il 5,6% (5,9% a livello italiano) crede che i pericoli della tecnologia siano maggiori dei vantaggi che essa offre.