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Ritorna il Ministero della Pubblica Istruzione?

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Il 21 maggio c’è anche il Ministro Beppe Fioroni alla ormai tradizionale “Marcia di Barbiana” che da alcuni anni viene organizzata per ricordare don Lorenzo Milani e la sua opera educativa.
E questa volta le sue dichiarazioni piaceranno sicuramente a molti, anche a coloro che, pochi giorni fa, avevano gettato qualche ombra sulla sua nomina a ministro dell’Istruzione, avanzando il sospetto che Beppe Fioroni sia stato voluto non solo da Francesco Rutelli (cosa peraltro logica e naturale) ma anche dal cardinale Ruini in persona.
Ma cosa ha detto il Ministro?
I TG nazionali hanno rilanciato una sua dichiarazione di poche parole: “La scuola – ha detto Fioroni – deve essere di tutti e per tutti, come ci ha insegnato don Lorenzo Milani, ed è per questo che oggi sono qui. Il Ministero della Pubblica Istruzione dovrà lavorare in questa direzione”.
La citazione non è testuale, ma la sostanza è quella.
Testuale è, invece, l’espressione “Ministero della Pubblica Istruzione”.
Il riferimento al termine “pubblica” non potrà che far piacere al Movimento e ai sindacati (Cgil in particolare).
Peccato che nell’art. 1 (secondo comma, punto 7) del decreto legge approvato dal Consiglio dei Ministri il 18 maggio scorso si usi una formula diversa: “E’ istituito il Ministero dell’istruzione. A detto Ministero sono trasferite, con le inerenti risorse finanziarie, strumentali e di personale, le funzioni attribuite al Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca dall’articolo 50, comma 1, lettera a), del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300”.
C’è da chiedersi, allora, se la battuta di Fioroni debba essere intesa come una presa di distanza rispetto alle decisioni assunte dal Consiglio dei Ministri o se non sia piuttosto una sorta di “captatio benevelontiae” nei confronti del “popolo della scuola” presente a Barbiana e che si aspettava qualche prima dichiarazione chiara del neo-Ministro.
Ma c’è anche un’altra ipotesi: il decreto-legge del 18 maggio dovrà essere convertito in legge dal Parlamento e, in quella sede, potrebbe essere ritoccato; la parola “pubblica” eliminata, come è noto, non da Letizia Moratti, ma ben prima e a seguito della riforma voluta dal ministro diessino della Funzione Pubblica Franco Bassanini, potrebbe tornare nella definizione ufficiale del Ministero di viale Travestere.
Parlamento permettendo.