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Scuole cattoliche: in 10 anni chiusi oltre 200 istituti e persi 83 mila studenti

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Le scuole paritarie di tipo cattolico lamentano una crisi di iscrizioni ormai decennale. A lanciare l’allarme è padre Antonio Maria Perrone, presidente nazionale della Fidae, Federazione istituti di attività educative, scuole cattoliche primarie e secondarie – che ha denunciato una costante diminuzione del numero degli studenti e la conseguente chiusura di istituti cattolici nel corso degli ultimi anni. Emblematiche le cifre del tracollo di iscrizioni ad una tipologia di istituti che per decenni ha costituito un punto di riferimento per un determinato profilo di famiglie italiane: “In dieci anni – ha detto il presidente nazionale della Fidae – sono stati chiusi oltre 200 istituti e abbiamo perso più di 83 mila studenti”. La disaffezione per la scuole paritarie di tipo cattolico è evidente: nell’anno scolastico 1993-1994 gli istituti afferenti alla Federazione erano 1.592 per un totale di 2.919 scuole e 15.859 classi nell’anno scolastico 2003/2004 sono passati rispettivamente a 1.381, 2.417 e 13.247. E, nello stesso lasso di tempo gli studenti sono scesi dai 352.049 dell’anno scolastico 1993-94 ai 268.541 dell’anno 2003/2004. Secondo padre Perrone, negli anni con le iscrizioni sarebbe “diminuito il senso dei valori di riferimento: indubbiamente anche se certi valori rimangono più presenti in Italia rispetto ad altri Paesi europei, anche nel nostro Paese abbiamo assistito ad una certa crisi”.
Per questo tipo di scuole però c’è ancora qualche speranza. L’ancora di salvataggio potrebbe infatti essere la pubblicazione, il 5 agosto scorso in Gazzetta Ufficiale, del decreto 181 che ha permesso di incrementare di circa il 40% il contributo alle famiglie che iscrivono i propri figli alle scuole paritarie. Una vera e propria “boccata di ossigeno” per le paritarie, visto che se la legge 62 del 2000 – “norme per la parità scolastica e disposizioni sul diritto allo studio e all’istruzione” – pur fissando un paletto importante dal punto di vista giuridico non garantiva tuttavia ancora una vera parità con le scuole pubbliche sul piano delle sovvenzioni. “La legge del 2000 – ha spiegato padre Perrone -ha riconosciuto esplicitamente il valore del pubblico servizio offerto ai cittadini e all’intera società nazionale dalle scuole paritarie in clima di libertà educativa: era però incompleta dal punto di vista economico per il mancato riconoscimento dell’intervento finanziario del pubblico erario per l’accoglienza degli alunni alle stesse condizioni economiche delle scuole statali, impedendo in questo modo la piena ed effettiva libertà dei genitori di scegliere il percorso educativo per i propri figli”.